Bibliografia Vichiana I, стр. 233

N. E D. CONCINA - C. GALIANI

227

nicava, a sua volta, d’avere, in due lezioni tenute a Padova nell’anno scolastico da poco decorso, posto « in vista la bellissima ed eruditissima opinione di Vostra Signoria che le leggi delle XII Tavole non siano altrimenti state prese da’ greci : il che mi ha eccitato contro il furore di qualcuno di questi professori di giurisprudenza civile, ma che io molto non stimo, perché non sono scientifici né molto eruditi di fondo ». Annunziava inoltre d’ andare preparando una « piccola dissertazione. in cui credo rigorosamente dimostrare non essere io uscito fuori della giurisdizione metafisica in trattando del gius naturale, siccome qui si è andato sparlando da gente che non intende la natura di siffatta scienza ». E, puntualmente, qualche mese appresso usciva il volumetto « luris naturalis et gentium doctrina metaphysica asserta. Disputatio habita in Gymnasio patavino a fratre Nicolao Concina, ordinis Praedicatorum e Congregatione B. lacobi Salomonii, etc. etc. mense novembri» (Venetiis, MDCCXXXVI, typis 10. Baptistae Pasquali, superiorum permissu : 8° di pagine xxviii innumerate, più 107, più una innumerata): ove alle pagine 18-21 sono citati coi maggiori elogi il Vico e il Doria, sul primo dei quali è riferito anche il giudizio del Ledere (v. sopra p. 191-92). Cfr. Vico, Opp , V, 237, 290, 234-35, 235-36, 245, 250, 258 ; IV, capov. 974 ; Vili, 303 ; V, 247-49. 5. C. Galiani. Grande interesse per la biografia del Vico ha la cronistoria dei suoi rapporti con monsignor Celestino Galiani da San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia (16811753), cominciati nel 1725 con l’invio al Galiani, allora lettore nella Sapienza romana, della prima Scienza nuova (v. sopra p. 30) ; proseguiti nel 1731, quando il Galiani si fermò qualche mese a Napoli prima di raggiungere Taranto, di cui era stato nominato arcivescovo ; intensificatisi, infine, dal 1732, cioè dall’anno in cui il medesimo Galiani, trasferitosi definitivamente a Napoli con la carica di cappellano maggiore del Regno e, per essa, di capo supremo dell’Università, divenne il superiore diretto del filosofo. Appunto perciò, così in lettere private come nelle sue consulte ufficiali, egli ebbe a esprimere più volte sul Nostro giudizi, che, ispirati alla più viva ammirazione, meritano tanto più d’essere raccolti in quanto, come s'è detto (pp. 223-24), a quei giudizi, diffusi rapidamente