Bibliografia Vichiana I

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IL VICO E IL SECOLO DECIMONONO

e postkantiana, pure non conoscendo il pensiero dello Spaventa se non attraverso le parole del suo deformatore, lungi dal mostrare scandalo, ebbe a scrivere (opera citata più oltre, p. 328) che « quelFitalianìssimo napoletano, il quale vide nella filosofia tedesca una trasformazione deformatrice delle penetranti vedute del Vico, non aveva, dal suo punto di vista, così compiutamente e interamente torto, per quanto non pare che avesse coscienza del grandioso sviluppo e approfondimento del pensiero filosofico che s’annunziava pure in quegli errori ». E, che conta più, gli studi successivi sono andati anche oltre lo Spaventa : tanto che ormai è divenuta communis opinio che quanto di più alto il secolo decimonono, non solo in Germania ma nell’Europa intera, ha prodotto nei campi della filosofia, della storiografia e della critica letteraria appare quasi tutto, a chi lo consideri nelle linee generali o, se non altro, nel metodo, un ricorso, talora consapevole, più spesso inconsapevole, delle idee fondamentali della Scienza nuova. Pertanto al catalogo ragionato degli scrittori ottocenteschi che si sono occupati del Nostro o nei quali ricorrono pensieri del Nostro giova premettere, in questa intramessa, un quadro a grandi linee qualcuna delie quali sarà più precisamente tracciata poi delle principali idee vichiane alle quali la cultura europea è giunta gradatamente lungo il secolo decimonono; e premetterlo, poiché sarebbe sciocco volere riscrivere, e certamente peggio, ciò eh’ è scritto già tanto bene, nella forma medesima in cui venne a darlo il Croce nel capitolo conclusivo della Filosofia di Giambattista Vico (citata edizione del 1933, pp. 251-56). Si potrebbe scrive dunque il Croce, col metodo seguito dal Vico nel trattare della barbarie seconda in confronto con la prima, presentare la storia del pensiero europeo lungo il secolo decimonono come un ricorso delle idee di lui. Ricorsero, in primo luogo, la sua critica del sapere immediato di Cartesio e il suo criterio della conversione del vero col fatto, nel moto speculativo che andò dal Kant allo Hegel, e che culminò nella tesi dell’identità del vero col fatto, del pensiero con l’essere. Ricorse la sua unità di filosofia e filologia, nella rivendicazione della storia contro lo scetticismo e l’intellettualismo del secolo decimottavo, figlio del cartesianismo ; nella sintesi a priori kantiana, che riconciliò ideale e reale, categoria ed esperienza: e nella filosofia storica dello Hegel, in cui lo storicismo del secolo decimonono toccò il suo punto più alto. Quell’unione di filosofia e filologia, che fu talvolta in lui unione violenta e commistione di metodo, ricorse, anche in questa sua forma errata, nella scuola hegeliana; talché siffatto indirizzo mentale potrebbe a giusto