Bibliografia Vichiana I

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G. B. GIUSTI - GIORDANI

Cuoco il quale non mancò di recensire nel Giornale itataliano del 2 decembre 1805 il Discorso dell’amico, così come nel numero del 7 ottobre 1804 ne aveva recensito i Versi (Bologna, Masi, 1804) anche pel Giusti « l’eroismo non è che forza ed attività sia di mente, sia di cuore, sia di mano » ; e che, nell’indicare i rapporti tra le cosiddette arti belle e i regimi politici, egli, giusta quanto aggiunge il medesimo Cuoco, pure confermandole « coll’analisi della storia », espose « conseguenze dei principi di Vico sul corso politico delle nazioni». Va osservato, per altro, che il Vico, il quale, negli scritti commessigli dalle autorità costituite in quanto insegnante ufficiale di rettorica, bruciò anche lui incenso agli uomini che erano al potere, si guardò, invece, con la cura più vigile dal contaminare nella Scienza nuova l’indagine scientifica con l’encomiastica politica e con qualunque altro elemento estraneo. Non avrebbe approvato dunque l’uso che della sua teoria dell’eroismo facevano il Giusti e, a dire il vero, anche il Cuoco per adulare Napoleone, a proposito del quale scrivevano ch’era da congratularsi con l’ltalia ora che si vedeva «un eroe grandissimo proteggere le belle arti, nel tempo stesso che ridesta e fomenta quella virtù e quel valore il quale ‘ negli italici cuor non è ancor morto ’ ». Cfr. Cuoco, Scritti vari, I, 196-200, 245 ; 11, 319-28. 7. P. Giordani. Una forte accentuazione del giudizio del Monti sulla forma letteraria del Vico (v. sopra p. 424) viene data nello scritto che nel 1826 Pietro Giordani (1774-1848) indirizzava a Pietro Colletta e a Giambattista Niccolini intorno alle Operette morali del Leopardi. Ove, premesso che « il pensiero ha vita e corso nell’ espressione, altrirnente rimane morto o certamente sepolto nel cervello che lo concepe e noi sa infantare », 1’ autore allegava quale « esempio illustre » il Vico, « di cui tanti concetti, forse veri e belli nel suo capo, intenebrati da quella sua dicitura selvaggia e stranissima, forse chiara a lui, che se la fabbricò, sono mero e inutile enigma a tutti gli altri ; e coloro che, deridendo o commiserando la nostra corta veduta, si vantano d’intenderlo mirabilmente, ci sforzano a pensare o che c’ingannano o che s’ingannano». Non è da escludere che in codesta boutade sia un’allusione al già morto Cuoco, col quale, pure essendogli stato amico in Milano, il Giordani finì poi, nel 1807, col rompersi. A