Bibliografia Vichiana I

DE ATTELLIS

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d'ltalia si rivelano ispirati, alla stessa guisa del Platone in Italia del Cuoco, a una commistione tra il nazionalistico Vico del Liber metaphysicus e l’antinazionalistico Vico della Scienza nuova. Vichiano si mostra ancora il De Attedia nell’ usare e abusare delle etimologie come di prove storiche. Vichiano, nella trama generale del libro ; per esempio, nel prendere le mosse dalla tripartizione varroniana dei tempi in oscuro, favoloso e storico ; nel porre in quarantena il racconto di Livio intorno ai primi secoli di Roma ; nell’asserzione che le favole romane furono foggiate tardivamente su quelle greche, ecc. ecc. E più o meno vichiano nello svolgere diffusamente queste tre tesi : a) Le origini delle antichità italiche non si debbono ripetere dai greci ; b) Nell’ esaminare criticamente le tradizioni relative a quei tempi antichissimi, non si deve tenere conto di ciò ch’è evidentemente favoloso o tale che si ritrova presso tutti gli altri popoli ; c) Poiché sarebbe follia ricercare i primi padri degl’ italiani, occorre piuttosto circoscrivere l’indagine a coloro che per primi dettero loro la civiltà, e che l’autore, seguendo le ipotesi del Mazzocchi, del Martorelli e del Vargas-Machuca (v. sopra p. 387), ma ragionandole diversamente, rinviene nei fenici. Con che, sia detto tra parentesi, anche il De Attellis, come già il Cuoco (v. sopra pp. 411-12), contamina il principio vichiano dell’incivilimento nativo con quello anlivichiano dell’incivilimento dativo. Per ultimo, egli, lungi dal tacere il nome del Vico, prende dalle etimologie della Scienza nuova occasione e materia per un’invettiva contro i derisori degli archeologi e degli etimologisti. E, per lui, il Nostro è stato colui che «ha tenuto un cammino tutto nuovo per mettere a giorno la nascita delle nazioni » ; colui che «ha saputo riunire la filosofia alla filologia » ; colui che «ha seguito le tracce della natura e delle cose umane ». Senonché aggiunge - «la sua maniera di comunicare oscura e difficile lo rende poco intelligibile, e bisogna lungamente addomesticarsi con lui per profittare de’ suoi lumi ». Sul De Attellis è da vedere inoltre l’autobiografia del figlio (Orazio de Attellis), serbata nella Nazionale di Napoli, codice miscellaneo Y. A. 48, numero X ; nonché, tra altri che s’omettono, Giuseppe Castaldi, Della regale accademia ercolanense (Napoli, Porcelli, 1840), pp. 78-79 ; Ulloa, Pensées et souvenirs citate, I, 120. —Per maggiori ragguagli sull’opera sua cfr. quattro articoli inseriti a intervalli dal Cuoco nell’anzidetto Corriere