Bibliografia Vichiana I

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CHAMPOLLION - STENDHAL

d’avoir tire du passage de saint Clément d’Alexandrie toutes les conséquences qu’ il renferme», dimenticando o ignorando che il Vico aveva « écrit sur ces matières longtemps après eaint Clément et longtemps avant Champollion », e che, malgrado « son ignorance de i’écriture égyptienne », aveva dato al famoso passo delio scrittore alessandrino « le mème développement » che, dopo di lui, dall’egittologo francese. Ma, a dire il vero, nel luogo della seconda Scienza nuova (Opp., IV, capov. 432), ove pone a profitto il famoso passo degli Stromata clementini, il Nostro, pure precorrendo più d'una volta gli egittologi moderni, non dà a esso precisamente « le mème développement » dello Champollion. E, comunque, sembra difficile che quest'ultimo conoscesse l’opera vichiana, e non s’ispirasse invece, direttamente o attraverso il Goguet o il Condillac, al Warburton (v. sopra pp. 236-30 e 279-83). 3. H. Beyle S’è congetturato che lo Stendhal (1783-1842) potesse avere sentito parlare della Scienza nuova sin dai primi anni del secolo decimonono ; nel quale caso si dovrebbe pensare che gliene dicesse qualcosa il suo indivisibile amico napoletano Domenico Fiore (1769-1848), che, esule a Parigi dal 1800, finì col prendervi stabile dimora, non senza discorrere sovente col Beyle di uomini e cose della Napoli dei Settecento. Ma, a dire il vero, la congettura non ha altri fondamenti che questi due ; che nel 1804, secondo appare dai quaderni inediti pubblicati da Enrico Martineau nel Mercure de France del 15 settembre 1930, lo Stendhal era intento a dare una filosofia generale dell’uomo col titolo Filosofia nuova, semisomiglianza con la Scienza nuova che non va oltre il titolo ; e che nello Stendhal incdit , pubblicato da Giacomo Boulenger (Candidature au Stendhal Club, 1926), un personaggio non identificato, che il Beyle si compiaceva di osservare, è indicato col cognome, non si può dire se reale o suppositizio, di Vico.— «Je vis un jour Vico chez madame ***». politique aver Schiavona ». — « Vico ne disait mot, ne faisait pas une action qui n’ eùt une seconda fine » (sic) ; ossia proprio il contrario del dire e del fare del candido autore della Scienza nuova. Tutto, invece, induce a credere che dell’ opera vichiana il Beyle non avesse neppure la più lontana idea prima del 1817, cioè prima del tempo in cui la acquistò, senza trovarla punto di suo gradimento. E, invero, nell’aprile di quell’anno, egli