Bibliografia Vichiana I

500

HEGEL - HUMBOLDT

servigio dell’uno e dell’altro, ma assegnare, nella storia, universale, ufficio supremo ai germani. Condotta antitetica a quella del Vico, il quale, « pover’uomo scrive il Croce —e vivente in angustie», ma «interiormente indipendente e filosoficamente dignitoso », non solo « non peccò, come lo Hegel, di servilismo verso il suo popolo e il suo Stato », ma tra sé e la possibilità stessa di peccare in codesto senso scavò l’abisso. E lo scavò conducendo, nella forma definitiva della sua filosofia, una guerra senza quartiere contro ogni traccia, come diceva lui, di « boria delle nazioni » o, come si direbbe oggi, di vanità nazionalistica, e rifiutando, conseguentemente, tutto quanto nella sua speculazione anteriore, a cominciare dal De antiquissima itaìomm sapientia, poteva essere stato ispirato a quel sentimento, condannato severamente da lui quale una delle due cause potissime d’inquinamento della verità ( Opp ., IV, capovv. 122-26). Del Fichte v„ tra l’altro, Grundldge des Wissenschafllehre, in Werke «Berlino, 1845), I, 214-17 : cfr. Cattaneo, Opere edite e inedite citate più oltre, VI, 102 ; Croce, Estetica, pp. 823-24. Del Von Baader vedere le Vorlesungen iiber religiose Philosophie e le Vorlesungen iiber spekulative Dogmalik, nei Gesammelte Werke, I, 195 e IX, 106 : cfr., inoltre, sui rapporti ideali tra lo Schelling e il Vico, Cattaneo, voi. cit., pp. 102-103; Werner, opera citata più appresso, p. 324; Croce, Saggio sullo Hegel, p. 236. Quanto poi alle affinità mentali tra il Nostro e lo Hegel, oltre il Predar!, appendice alla sua edizione delle opere vicinane, p. 785, e il Cattaneo, voi. cit., p. 103, nonché Scritti filosofici, edizione Perticone citata più oltre, pp. 251-52, sono da consultare principalmente queste opere del Croce : Saggio sullo Hegel, passim, specie pp. 30, 49-52, 58, 142 ; La storia, ediz. del 1939, p. 70 ; La - Provvidenza» oV « astuzia della ragione», ne La Critica, XLII (1944), pp. 4548, e ora nei citati Discorsi di varia filosofia, I, 128 sgg. 2. G. von Humboldt. - Pubblicata postuma nel 1836, la famosa dissertazione Ueber der Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues di Guglielmo von Humboldt (1767-1835) si venne maturando nei primi decenni del secolo decimonono. Ciò premesso, quando in quella dissertazione egli scriveva che « la lingua nella sua realtà, è qualcosa di continuamente, in ogni momento transeunte » ; e che essa «è il lavoro che eternamente si ripete dallo spirito a rendere il tono articolato capace dell’ espressione del pensiero » ; e che la lingua vera e propria « consiste nell’atto stesso del produrla per mezzo del discorso legato», che «soltanto bisogna pensare come primo e vero nelle ricerche che vogliano penetrare