Bibliografia Vichiana I

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SCIENZA NUOVA SECONDA

teso a volo, così avrebbe seguito senz’altro il saggio consiglio datogli, più che dagli altri due, da quell’esperto letterato che era il Conti : ossia si sarebbe accinto sin dalla bella prima a rielaborare nell’interno stesso dell’opera i luoghi bisognosi di emende, chiarimenti e sviluppi ; e, qualora ciò gli fosse riuscito troppo difficile o avesse introdotto turbamenti troppo gravi nell’ euritmia del libro, lo avrebbe, come finì pure col fare, riscritto ab imis. Per contrario, ingegno sovrano ma antididascalico per eccellenza, credè giovasse meglio ispirarsi una volta ancora al criterio, antididascalico quant’altro mai, adottato sei anni prima nelle Notae al Diritto universale (v. sopra pp. 31-32): eh’ è come dire lasciare immutato il testo a stampa, anche quando non più congruente con lo stato attuale del suo pensiero, salvo ad aggiornarlo e ampliarlo con una serie di annotazioni. Le quali, quando prese a lavorarle, gli si allargarono in misura così inattesa da giungere a quattrocentoquattordiciquaranta al primo libro, centosettantadue al secondo, centoventitré al terzo, tre al quarto, sessantasei al quinto, tre alla tavola delle «tradizioni volgari», sette a quella delle «discoverte generali », e riuscirgli tutte o quasi così diffuse da costargli un anno e mezzo di fatica (marzo 1728-settembre 1729) e occupare da sole quasi « trecento fogli », ossia seicento pagine della sua piccola e stretta scrittura. L’impressione provata a Venezia quando vi giunse quell’originale troppo voluminoso non poteva essere d’entusiasmo. E, o che l’ignoto libraio o tipografo, che s’era addossata l’edizione, trovasse eccessiva la spesa a cui si sarebbe dovuto sobbarcare, o che il Lodoli—il quale, nella sua veste di revisorecapo di quanti libri si stampassero o s’introducessero in terra di San Marco, faceva da intermediario tra il Vico e quel libraio o tipografo—s’appigliasse a siffatto pretesto per non dire chiaro all’ autore che si sarebbe attesa da lui tutt’ altra cosa, certo è che il Nostro, credendo o immaginando che colui che faceva in Venezia la « mercatanzia » della riedizione uscisse a « trattar con lui come con uomo che dovesse necessariamente farla ivi stampare », ed entrato pertanto «in un punto di propia stima », cioè abbandonandosi al suo temperamento collerico, ombroso e puntiglioso, « richiamò indietro tutto il suo che aveva colà mandato », ossia tanto quel particolare esemplare della Scienza nuova prima quanto il manoscritto correlativo di Annotazioni : quello, posseduto sino a una ventina