L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

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L ’ ITALIA E LA QUESTIONE DEL CALENDARIO EC.

sion e alcuna dal Vaticano ; e tanto più ohe il massimo ostacolo da me incontrato dacché, nel Gennaio 1888, inaugurai all’ Istituto lombardo di scienze e lettere la mia campagna per 1’ unificazione del Calendario, fu appunto la credenza anzi, per parlar chiaramente, la paura che agissi per mandato della Santa Sede. Sembrava legittimare quella paura la mia qualità di barnabita ; alla quale, per giunta, degli interessati si divertivano a sostituire un’altra ancor meno accetta. Un grazioso episodio della mia campagna proverà, più che un intero volume, la verità di quanto affermo, sulla piratica influenza dì quella credenza o di quella paura. Nell’autunno del 1898, il Cittadino di Genova pubblicava una corrispondenza da Pietroburgo in cui veniva rilevata la grande impressione prodotta, nelle alte sfere religiose e politiche della capitale, da un recente artìcolo del Novale Vremia relativo al Calendario « mentre , aggiungeva il corrispondente, tutte le conferenze fatte, per incarico della Santa Sede, dal i\ Tondini, hanno lasciato il tempo che. hanno trovato*. Ora quell’articolo, come lo seppi dall’amico russo . che ne era l’autore, non faceva che riassumere un mio studio sulla questione, testé comparso a Bucarest, Bastò, pertanto, mutare l’intingolo, per rendere appetitoso un piatto fino allora disgustoso. Certamente, io mi guarderò bene dal lamentarmi di quell’ostacolo ; sia perchè dubito assai che un laico avrebbe potuto egualmente addentrarsi nel lato religioso di una questione, più che scientifica, religiosa ed egualmente seguire, in tutti i ripieghi della medesima, il pensiero ortodosso; sia, e specialmente, perché esso tanto servi a temprare cioè ad « italianizzare » la mia volontà che non posso davvero, far altro che benedirlo, ed affezionarraici sempre vie maggiormente. Tuttavia siccome un ostacolo, è sempre ostacolo, io sarò felice anzi felicissimo, scomparendo, che la questione venga presa energicamente in mano da chi non desti nelle menti ortodosse sospetto alcuno; specie, non ho bisogno di dirlo, se questi fosse il Re e con lui, giacché V unificazione delle date è una proposta russo montenegrina, 1’ augusta Principessa montenegriua Regina d’ltalia. Se nulla di questo avviene, 1’ unificazione delle date non sarà un fatto compiuto che quando la loro differenza avrà tanto servito le operazioni militari di armate alleate, da far loro perdere qualche importante e decisiva battaglia. L’ indomane, tutto il mondo avrà lo stesso Calendario. La guerra avrà fatto più che la Conferenza dell’Aja. C. T. de Q.

« .... Quant à V unité de Calendrier, la chose est immensément » impoi tante , mais, sana la vive approhation et sérieuse coopéralion » de la Russie, la chose est impossible. fi faudra dono persuader à » la Russie qu ’ elle preime, en ses propres mains, V affaire dii Galeri» drier. Cette gioire est due à elle seule. Au reste , f approuve vo» tre méridien hiérosolimitain. » Lettona del compianto Mgr. Stressio aver, Vescovo di Djakovar, all’autore, li dicembre 1899.