La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

162 PARTE SECONDA

« che solo molto più tardi sarà considerata il bene supremo della pittura, e che troverà in Rembrandt la sua vera compiutezza ». Perciò l'essenza dell’arte di Leonardo non fu apprezzata: ma ciò avvenne per colpa delle generazioni successive anzi che di Leonardo. Eppure il Seidlitz tende a identificare nell’effetto di rilievo il luminismo di Leonardo. Spiega la modificazione del colorito da chiaro in iscuro colla tendenza a rendere unita e sintetica l’ « Adorazione dei Magi » ; ma non dice perchè non si possa ottenere altrettanta unità con i colori chiari. Intende il rapporto di Leonardo con la tradizione gotica e fiamminga nella comprensione di tutti i fascini della natura.

La « Gioconda » supera per « forza continua » i più famosi ritratti di G. van Eyck, di Raffaello, Tiziano, Velazquez, Rembrandt; ma non è un'esistenza palpabile di came e di sangue, bensì un carattere composto, che appena giunge alla realtà. Non è spiegato quindi in che consiste codesta sua forza continua (fortwirkende Kraft). E qui, come altrove, il Seidlitz indulge purtroppo alla considerazione di Leonardo mago, rivelatore dei segreti del cuore, considerazione che esorbita naturalmente da ogni limitazione, e quindi dalla critica d’arte.

Nelle opere tarde, Leonardo palesa maggiormente nella profondità delle occhiaie e nel misterioso sorriso la sua compressa vita spirituale. Come in Michelangelo, da queste opere si sprigiona un sentimento personale, con questa sola differenza, che ciò che in Michelangelo significa interno cruccio, è una beatitudine appena placata in Leonardo. E ciò è perfettamente giusto ; come pure il rifiuto, sulla base della seria essenza della vita dell'artista, di ogni interpretazione malsana del sorriso del Battista.

È poi noto che la monografia del Seidlitz contiene la più ricca raccolta, che tuttora si abbia, di notizie relative a Leo-

nardo « artista »..