La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
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LA FOSIZIONE STORICA 39
dall'Alberti per assicurare al pittore precisione matematica di visione, è sviluppato dal Vinci nel « telaio». Ambedue chiedono la copia e la varietà nella composizione delle « storie dipinte », e accentrano il loro interesse nei « moti dell'animo » espressi coi « moti de’ membri », non eccessivi e violenti, ma equilibrati dal « contrapposto ». Vogliono che il bianco e il nero prevalgano sui colori, e indicano nello specchio la guida per interpretare la scala cromatica; additano nelle superficie ondulate il sito adatto per le variazioni del colore; considerano |’ uso dell'oro in pittura come una volgarità. Amano la natura, come modello all'artista, e biasimano il dipinger di maniera o l’ imitare la maniera altrui. Anche l’Alberti vuole che il pittore non abbia per modello soltanto la figura umana, e che si occupi anche di « animali e tutt’altre cose degne di esser vedute » : concetto che, come dicemmo, è poi straordinariamente sviluppato e precisato da Leonardo.
Naturalmente, le diversità fra i due artisti scrittori sono assai più numerose e più profonde delle simiglianze. Nessuno dei numerosi riferimenti classici dell’ Alberti si ritrova in Leonardo; e invece nulla del nuovo mondo pittorico e psicologico, che costituisce il gusto di Leonardo, è accennato dall’Alberti. Ma non è il caso di enumerare le differenze, una per una; esse sì fondono pienamente nelle due individualità.
* E
Assai importante sarebbe di conoscere il pensiero di Leonardo sulla pittura fiamminga, perchè questa ha qualche innegabile rapporto con l’arte di lui. Ma Leonardo accenna ai fiamminghi una volta sola senza equivoco, anche se in modo indiretto.
« Comune difetto è ne’ dipintori italici il riconoscersi l’aria e figura dell’operatore, mediante le molte figure da lui di-