La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
44 PARTE PRIMA
Una volta si chiede Leonardo « qual'è meglio o ritrare di naturale o d'antico » (1): non dà una risposta esplicita, ma ben la possiamo dare noi a suo nome, dopo aver lette le innumerevoli esortazioni a considerar la natura come unica maestra. Altra volta sposta la questione, e afferma « l’imitatione delle cose antiche è più laudabile che quella delle modeme » (2). Programma pedagogico, comune in Italia a’ suoi tempi, e che non investe nessun principio di stile.
Più importanti sono due passi del Trattato. « Osserva il decoro con che tu vesti le figure secondo i loro gradi e le loro età; e sopratutto che i panni non occupino il movimento, cioè
le membra, e che le dette membra non sieno tagliate dalle pieghe, nè dalle ombre de’ panni. Ed imita quanto puoi i Greci
e i Latini col modo dello scoprire le membra, quando il vento
appoggia sopra di loro i panni» (3). « Gli abiti delle figure
sieno accomodati all’età ed al decoro, cioè, che il vecchio sia
togato, il giovane ornato di abito che manco occupi il collo
dagli omeri delle spalle in su, eccetto quelli che fan profes- î
sione in religione. E si fugga il più che si può gli abiti della
sua età, eccetto che quando si riscontrassero essere de’ sopradetti » (4).
La prima volta esplicito, la seconda sottinteso, è il desi- i derio di una foggia classica pel panneggio. Non perchè classica, anzi, quando la moda contemporanea fornisse una foggia simile, potrebbe essere ritratta dal pittore. Si tratta dunque proprio di un principio di stile. È appena necessario ricordare che 1 Greci furono i primi a liberare il panneggio dalla dipendenza del corpo, nell'arte come nella vita; seppero cioè dare ad esso
(1) Richter 486. (2) Richter 487. (3) Trattato, B. 521. (4) Trattato, B. 529.