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Teatro nel teatro: che bella illusione П vecchio Pridamant è alla ricerca del figlio Clindor, scappato di casa da diversi anni per l’eccessiva severità del padre. Il mago Alcandre, cui il vecchio si rivolge in preda alla disperazione più nera, glielo mostra da lontano, nel fondo di una grotta, felicemente intento a servire Matomore, un baldanzoso e smargiasso spadaccino. A rendere ancor più felice la conquistata libertà del giovane, una tresca amorosa con la bella Isabella. Per lei, grazie al tradimento della servetta Lyse, Clindor finirà in prigione; ma. liberato con uno stratagemma dalla stessa Lyse, Clindor non tarderà a rimettersi nei guai. Spasimerà per un’altera principessa e finirà infilzato dal suo burbero e baldanzoso amante. A questo punto anche la disperata Isabella si toglierà la vita. Al vecchio Pridamant non resterà che piangere per la sorte tragica di un figlio appena ritrovato e cosi crudelmente perduto. Ma ancora una volta il mago Alcandre scioglierà l’enigma; quella a cui ha assistito il vecchio altro non è stato che una recita e infatti eccoli li, i comici, Clindor in testa, a contare i guadagni della serata. Sull’elogio spassionato del potere e del fascino del ’teatro, della sua illuserietà e della sua magica capacità di sostituirsi alla realtà si chiude L’illusion comique, una bellissima commedia di Pierre Corneille, uno dei grandi autori del Seicento francese. Un testo pochissimo rappresentato, che soltanto da qualche anno, dalla famosa edizione che ne fece Strehler per il parigino Teatro d’Europa, ha avuto la sua giusta rivalutazione per la felice contaminazione di stili e generi teatrali che la caratterizzano, per le straordinarie possibilità che esso offre alla creatività e alla fantasia dei teatranti, per le indubbie fascinazioni del suo felice gioco di teatro nel teatro. E a queste fascinazioni, che sono sopratutto di poetica, di indagine anche sul senso e sul perché del teatro, si è rifatto il regista Slobodan Unkovski, che ha firmato la messa in scena del Teatro di prosa jugoslavo di Belgrado presentata martedì sera al Mittel-

fest di Cividale. E cosi tutta la commedia è giocata sul senso aperto e dichiarato della recita: fin dal prologo con tanto di sviolinata alla Hollywood con il mago Alcandre che sembra più un parente povero e sbadato de! mago di Oz che un grande artefice di inganni teatrali, con lo svelamento della grotta, un fondalino di stracci strappato via da tanti palloncini che si perde nella notte. E poi con la recitazione fortemente caratterizzata nelle coloriture di personaggi, nelle gags, nelle trovate e nelle clownerie che continuamente sottolineano la loro esibizione, a volte sbracata, a volte da comici dell’arte un po’ strapazzati dai costumi sgargianti e fantasiosi, fino alla scena austera - puro stile Comédie Française - dell’uccisione dei due amanti. Un gioco teatrale libero e scanzonato, a tratti esilarante e molto divertente, che però non si esalta nella celebrazione finale di Alcandre, quanto piuttosto si rabbuia - in un bel colpo di scena - con l’instrusione inquietante e sinistra di un esterno (rumori di spari, di carri armati, di folla, eccetera. ..) che congela nella solitudine di manichini inerti e impotenti la festa dei comici, la gioia e la levità del loro lavoro. Una sorta di spaurita e amara riflessione su un mestiere e un’arte illusori e affascinanti come quelli del teatro, ma anche tanto radicati in una realtà e in una attualità che alla fine sembrano sempre, inesorabilmente, avere la meglio. Più che calorosi gli applausi del pubblico abbastanza numeroso di piazza Duomo. □ Mario Brandolin, Messaggero Veneto / Giovedì 25 luglio 1991

Scatenata «illusione» Un Corneille jugoslavo che enfatizza bene il ruolo dell’attore CIVIDALE - Il momento che cattura di più il pubblico neH’«lllusion comique» di Pierre Corneille, diretta da Slobodan Unkovski, arriva a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo. In scena c’è il vecchio Pridamant, da lunghi anni sulle tracce del figlio Clindor. Accanto a lui il potente Alcandre, con l’abitino di lamé che ben si conviene ai maghi, opera Pinçantesimo. II velo incrostato di muschio