Bibliografia Vichiana I

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VENTIMIGLIA - TOMMASI

logia, dedicata alla Santità di Nostro Signore Pio sesto, pontefice ottimo massimo » (in Roma, 1783, nella stamperia Salomoni), 11, 220-21, s’accenna così alla confutazione vichiana della tradizione relativa alla genesi delle XII Tavole, come alla « difesa storica delle leggi greche venute in Roma », che, contro il Nostro, avrebbe composta, «in due parti », « altro valentuomo anonimo», che non si capisce chi possa essere, dal momento che né il Grandi, né il Romano, né il Lami pubblicarono anonime le loro difese del racconto tradizionale, nessuna delle quali, inoltre, è divisa in due parti. Non è da escludere, per altro, che il Ventimiglia parlasse a orecchio, e spropositando, delle due non già parti, ma diverse redazioni del lavoro del Romano sull’argomento (v. sopra p. 234). Comunque, tra i due, l’autore dà ragione al difensore dell’ opinione tradizionale, giacché scrive - « gli argomenti del signor Vico sono valevoli in apparenza, ma in sostanza debolissimi, stentati e quasi tutti arzigogoli». Giudizio che fa pensare che anche di codesti « argomenti » il Ventimiglia non discorresse se non a orecchio. 20. D. Tommasi. Menzione del Vico si fa in un libro assai divulgato tra la fine del Sette e i principi dell’Ottocento, come quello che fu ristampato più volte nel testo italiano, tradotto in tedesco (Altdorf, 1790) da Federico Mùnter (sul quale v. sopra pp. 319-20), riassunto in latino nel quindicesimo volume (Pisis, 1791) delle citate Vitae del Fabroni (v. sopra p. 312) e messo largamente a profitto dal Salii nel VEloge de Filangieri del quale si discorrerà nella sezione seguente (capitolo primo, paragrafo I, numero 3). Si allude al VElogio storico del cavalier Gaetano Filangieri, scritto dal devotissimo tra i suoi amici Donato Tommasi (1761-1831) e pubblicato primamente presso il Raimondi di Napoli nel 1788. Vi si pone in rilievo che «lo straordinario ingegno del nostro Giambattista Vico vide i primi lampi della nuova scienza delle origini e de’ progressi delie società, e condusse ad alto grado di sublimità quella parte metafisica delle cose civili per cui si conosce nei fatti particolari degli uomini un costante sviluppo secondo certe astratte verità ». Cfr. riedizione citata del 1799, p. 35. Allo stesso Tommasi, divenuto dopo il 1815 marchese e ministro di grazia e giustizia del restaurato Ferdinando 1 di Borbone, furono dedicate dal canonico Giordano le due edizioni del commento vichiano all’ Epistola ai Pisoni (v. sopra pp. 9091), non senza che il curatore pubblicasse una lettera del 15 dicembre 1819,