Bibliografia Vichiana I

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TOMMASI • DE MARTINO

con la quale il dedicatario, nell’acceltare la dedica, si effondeva in alti elogi del Nostro. 21. F. de Martino. Nel 1785 Io storico e pubblicista Giovan Guglielmo Archenholz da Langefubr (1743-1812) pubblicava a Lipsia il volume England und Italien, divulgato in più lingue in tutta Europa e pieno di contumelie contro Napoli, qualificata scrive il Napoli • Signorelli che ammazzano per prezzo pattuito, dove si castrano i fanciulli per consacrarli alla musica, si aborre e si ignora la bella letteratura, la poesia, l’astronomia, le matematiche, si manipolano veleni che vendonsi pubblicamente, si credono miracoli per credulità e se ne inventano per trafficarli » ! Contro codeste o esagerazioni o scioccherie componeva, col titolo Hirpini poetae in Germanum penthecatostichon (Neapoli, 1789, ex typographia Simoniana), un poemetto d’invettiva il valente latinista e versificatore abate Filippo de Martino da Fragneto l’Abate (17121794), amico e collega di Gennaro Vico nella Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere. E, come in codesto poemetto alla pagina 17 si legge ; En Vicum ante alios, cui fasces ipse Leibnitz Submittit, nullo per loca trita solo Pergentem ; sequitur patriae non degener artis. Par animo natus, moribus, ingenio. Sectatur longe per devia Sylla modesta Indole, sed, paucis notus, humique iacet. Ast alienigenis Paganus notior atras Accensa tenebras discutit ante face, così nelle note illustrative è spiegato (p. 48) che il figlio seguente le orme paterne è Gennaro Vico, che « Sylla » è Antonio Siila ricordato sopra (pp. 326) e « Paganus » Francesco Mario Pagano. Circa il medesimo tempo, uno dei successivi possessori di una copia a penna della prima stesura della Principum neapolitanorum coniuratio vichiana, e molto probabilmente Nicola Quagliarelli (cfr. sopra pp. 80, 134-35 e 323), mandava quel codice al De Martino perché lo collazionasse su altra copia che il De Martino possedeva. Senonché il codice venne restituito senz’ alcun nuovo emendamento, bensì con questi due distici aggiunti sulla carta di guardia : Erratis plenus tibi codex videtur ; iisdem Emendaturus, si licuisset, eram.