Bibliografia Vichiana I

cuoco

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Giuseppe Maria Galanti (v. sopra p. 328) : forse dall’ altro suo corregionale Francesco de Attellis, di cui si discorrerà più oltre (paragrafo IV, numero 2) ; fors’ anche dal suo maestro di matematica Nicola Pergola (sopra pp. 327-28) ; forse infine dall’ altro suo maestro di diritto Nicola Valletta (sopra pp. 344-45). Comunque, per quanto concerne i suoi studi vichiani anteriori all’esilio, a ciò che s’è detto sopra (pp. 134-35) delle sue disperse fatiche editoriali del 1799, va aggiunto ch’egli medesimo racconta ( Platone in Italia, edizione Nicolini, 11, 314) d’avere, prima del 1800, « tentato, dietro le orme di Platone, un saggio dell’antichissima civiltà e sapienza de’ greci dedotta dall’etimologie » ; d’avere, cioè, tentato di fare per la Grecia ciò che il Vico aveva fatto per 1’ Italia nel De antiquissima italorum sapientia ex originibus linguae latinae eruenda. Particolare importante, come quello che spiega perfettamente perché mai, tra le opere del Nostro, anche il Cuoco, al pari di altri vichiani italiani del tempo (sui quali, come su lui, operava non poco la passione politica), conoscesse e forse apprezzasse il Liber metaphysicus più e meglio che non la Scienza nuova, e ignorasse o non vedesse chiaro che in questa il Vico, pure serbando e ampliando la dottrina gnoseologica svolta in quello, aveva rifiutato, ora implicitamente ora esplicitamente, tutte le ipotesi storiche o, meglio, nazionalisticamente pseudostoriche, che facevano corona a quella dottrina. A ogni modo, poco dopo il suo arrivo a Milano (11 decembre 1800), il Cuoco vi pubblicava (agosto 1801), in tre volumetti stampati senza nome d’autore da una « tipografia milanese alla Strada Nuova», il Saggio storico sulla rivoluzione napoletana, del quale una seconda edizione, qua e là rifatta, vedeva la luce nella medesima città, presso Francesco di Giovan Battista Sonzogno, nel 1806. E tanto nella parte narrativa quanto, e ancora più, in quelle Lettere a Vincenzio Russo, che, aggiunte in appendice, esibiscono quasi la teoria che è a sostrato del racconto, l’efficacia del migliore Vico, sebbene non sempre visibile a occhio nudo, è continua e profonda. Basti pensare, per tacere tutto il resto, che il risoluto antigiacobinismo, che pervade l'intero libro, e diventa quanto mai aperto nella polemica (condotta nelle Lettere al Russo) contro il disegno di costituzione proposto dal Pagano per la repubblica napoletana (v. sopra p. 338), ha quale motivo ispiratore tre degnità : «La filosofia, per giovar al genere umano, dee sollevar e reggere l’uomo