Bibliografia Vichiana I

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cuoco

caduto e debole, non convellergli la natura né abbandonarlo nella sua correzione » ; «La filosofia considera 1’ uomo quale dev’essere, e sì non può fruttare ch’a pochissimi, che vogliono vivere nella repubblica di Platone, non rovesciarsi nella feccia di Romolo » ; « La legislazione considera 1’ uomo qual è, per farne buoni usi nell’ umana società ; come della ferocia, del1’ avarizia, dell’ s ambizione, che sono gli tre vizi, i quali certamente distruggerebbero l’umana generazione sopra la terra, ne fa la civile felicità» (Vico, Opp., IV, capovv. 129, 131, 132). Donde quelle che nell’aureo libretto cuochiano sono le maggiori benemerenze scientifiche dell’ autore : avere giudicatoscrive il Croce che «le teorie politiche venute a Napoli di Francia erano assai leggiere a paragone di quelle dell’ antica scuola italiana, dal Machiavelli al Vico » ; avere tratto buon profitto anche da alcune polemiche dei difensori dell’ ancien regime , come per esempio dal reazionario Giuseppe de Maistre (v. sopra p. 360) ; essersi avveduto tra i primi che la rivoluzione francese «si legava realisticamente a condizioni particolari alla Francia, diverse da quelle dell’ltalia, e di Napoli in ispecie » ; e, insomma, avere mostrato la maggiore « chiaroveggenza intorno a quel moto napoletano, che egli narrò criticamente non appena vólto alla catastrofe » : sebbene, d’altro canto, non essendo egli « un mero dotto e filosofo come il Vico, quel suo critico giudicare » non impedisse che « nel fatto anch’egli vi partecipasse, sia pure con moderazione e da moderatore, consigliando di non abbandonarsi alle astrattezze ». Assai visibili, poi, anche a occhio nudo, le derivazioni dal Nostro che s’incontrano quasi a ogni passo così nel Platone in Italia (Milano, Sonzogno, 1803-1806), come in quell’ appendice dissertativa a codesto romanzo filosofico-storico, che sono i frammenti superstiti Sulla storia d ’ Italia anteriore al quinto secolo [di Roma ] : frammenti, che, restati inediti sino a una ventina d’anni addietro, si possono leggere ora alle pagine 283-320 del secondo volume dell’ edizione del Platone curata dal Nicolini (alla quale si riferiscono altresì le citazioni qui soggiunte). Anzitutto l’autore, che, sia pure non sistematicamente, rinvia, nelle frequenti note a piè di pagina, a talune delle sue fonti, non manca qualche volta di rimandare anche al Vico. Qualche volta, per altro; non sempre che si sarebbe dovuto ; anzi, di solito, più quando del rinvio si sarebbe potuto fare di meno che non quando esso sarebbe stato indi-