Bibliografia Vichiana I

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MANZONI

in tempi più o meno tardi, la medesima Scienza nuova riconosce si sostituisse la « libertà popolare » o democratica che si voglia dire. Idee vicinane o reminiscenze e sviluppi di queste, insieme con rimandi espliciti alla Scienza nuova, s’incontrano nell’altro discorso Del romanzo storico e in genere de' componimenti misti di storia e d'invenzione (1845). E invero attinto al Vico è il principio fondamentale che «1’ epopea primitiva e, dirò così, spontanea non fu altro che storia ; dico storia nell’opinione degli uomini » : della quale « allor creduta storia rimasero due monumenti perpetuamente singolari » nell’ Iliade e nell’ Odissea. Reminiscenze di idee vichiane si risentono in ciò che si osserva dell’ epopea letteraria o di imitazione di tempi coiti (per esempio l’ Eneide virgiliana), la quale differirebbe da quella primitiva in quanto, pure non avendo «né 1’ effetto né l’intento di ottener fede alle cose raccontate », tuttavia ne serba « quella condizione importante del raccontar cose alle quali non c’erano cose positive e verificabili da opporre ». Sviluppo di una delle teorie professate nella Discoverta del vero Omero è la soggiunta osservazione relativa al continuo ingrossarsi e trasformarsi delle tradizioni storiche prese poi a materia dell’ lliade e dell’Odissea ; tradizioni alle quali l’invenzione avrebbe sostituito «di mano in mano, e con la buona misura, i particolari che non potevano più esser somministrati dalle rimembranze ; invenzione facile, spontanea e, in parte, direi quasi involontaria nei suoi autori » (secondo il Nostro, sarebbe stata involontaria del tutto). E un rimando al Vico è nella conclusione : non essere « certamente d’uomini tra i meno osservatori o tra i meno eruditi » la congettura che l’autore dei due poemi « sia stato ; l’Omero sperduto dentra la folla de’ greci popoli ’, come dice il Vico con quella sua originalità non di rado ancor più dotta che ardita ». Senza dire che, più appresso, pure ammonendo a non « essere troppo facili, come il furono il nostro Vico e assai più il Niebuhr ed altri di quella scuola, a trovare miti e poesia nella storia romana e in tutta la storia profana», il Manzoni ammetteva che il racconto tradizionale della storia dell’ Urbe dei primi secoli era, più che altro, « una fattura poetica », anzi «un ‘ serioso poema ’, come dice il Vico del diritto romano antico ». Si può sorvolare sul resto : ma non tacere che sfolgorante di magnifica evidenza rappresentativa è il ritratto, se non del