Bibliografia Vichiana I

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MANZONI - BERCHET • ROMAGNOSI

Peste e untori citato, passim ; Arte e storia nei « Promessi sposi » (Milan*. Hoepli, 1939). 4. G. Berchet. Qualche efficacia la propaganda vichiana del Cuoco, il cui Platone in Italia è citato nella celebre Lettera semiseria a Crisostomo (1816), ebbe anche su Giovanni Berchet, il quale, pure esprimendo sulla natura della poesia antiquati concetti moralistici, seppe, nel formolare alcuni criteri metodici della storia letteraria, elevarsi al Vico, che non mancò al certo di mentovare. Per esempio, nell’anzidetta Lettera a Crisostomo, consigliava di rifuggire dalle opere « del Blair, del Villa e de’ loro consorti » —e, nel caso del Blair, come s’è visto (pp. 378-81), aveva, almeno parzialmente, torto, e di leggere invece quelle « del Vico, del Burbe, del Lessing, del Bouterwek, dello Schiller, del Beccaria, di madame de Staci, dello Schlegel e d’ altri, che fin qui hanno pensato e scritto cose appartenenti all’ estetica ». Meglio : negli scritti di costoro, pure con parecchie riserve, ammirava il nuovo metodo onde « i libri dei poeti e dei prosatori » non erano considerati più « come semplici azioni individuali, ma come espressioni della qualità dei secoli ; non più come un lusso lodevole delle nazioni, ma come un bisogno perpetuo dell’uomo sociale » : ossia, secondo con più incisiva proprietà aveva scritto il Vico (Opp ., Ili, capov. 374 ; e cfr. sopra p. 208), non già « capriccio di piacere », bensì « necessità della mente umana ». In un altro punto della medesima lettera, nel discorrere di chi « viene assuefacendosi a perpetui raziocini », aggiunge che, « per dirla a modo del Vico, diventa filosofo ». E nello scritto sulla Sacontala mostra pure di sapere distinguere, al contrario del Vico, che li aveva fusi e confusi, la poesia dal mito, ossia di sapere discriminare « quella poesia che è arte ispirata dal bisogno e dal sentimento » da « quella poesia naturale così detta dal Vico e da altri filosofi, la quale consiste nel fingersi favole di dèi e di spiriti, credendole vere, e fondando così l’idolatria ». Si veda Berchet, Prose, edizione Bellorini (Bari, Laterza, 1912), pp, 12. 16, 140, nota 1 ; e cfr. Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, 11, 54, 57-59 ; F. Flora, Storia della letteratura italiana citata, HI, 97. 5. G. D. Romagnosi. Che Giandomenico Romagnosi da Salsomaggiore (1761-1835) leggesse per la prima volta il capolavoro