Bibliografia Vichiana I

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ROMAGNOSI

Di certo, in conformità a ciò che s’è detto del Filangieri e del Pagano (v. sopra pp. 331 sgg. e 335 sgg.), anche nei riguardi del Romagnosi va notato che verso il Vico egli non mostrò sempre pari rapacità e ingiustizia. Non che manchino altri suoi scritti nei quali la Scienza nuova è posta a profitto senz’essere citata. Per contrario, già altri ha giustamente osservato che persino nella distinzione della poesia in teocratica, eroica e civile, proposta da lui al Conciliatore , ritorna intera intera una partizione vichiana (cfr. infatti Vico, Opp.. IV, capovv. 905 sgg.). Tuttavia, in qualche opuscolo storico il Nostro è mentovato con onore ; e, ch’è più, nel ricordato luogo delle Vedute fondamentali sull’arte logica (v. sopra p. 438) viene pure avvertito che nella letteratura relativa alla storia dell’ incivilimento « lo studioso incontrerà per primo un Vico, il quale, a guisa di un ardito scuopritore, solo e senza guida, s’inoltra il primo in un paese non ancora esplorato, ne riferisce molte, bensì confuse, ma vere notizie ». Vero è che anche questa volta egli invita ripetutamente lo Steliini a dividere col Nostro Tonore dell’ avanscoperta ; e anche questa volta, nell’assegnare all’ autore della Scienza nuova, la parte del Battista (Battista così nel precorrere come nel predicare al deserto), fa sorgere l’idea, sottintesa ma trasparente, che ciò che il filosofo napoletano soltanto intravveduto, lui, Romagnosi, aveva visto con chiarezza ; ciò che il Vico appena iniziato o abbozzato, lui, Romagnosi, aveva portato a compiuta perfezione. E certamente per qualche tempo codesta fu l’opinione corrente tra i non pochi ammiratori che il Romagnosi ebbe non solo quale giurista, ma altresì ut philosophus o, ch’è lo stesso, in quanto cervello critico. Nel maggio 1836, poco dopo la morte, Giuseppe Giusti, « indignato di vedere la memoria del nostro gran Romagnosi strapazzata a coda di cavallo nei versi volanti e monotoni del giorno », scriveva in onore di lui un sonetto. Vero è che, nel porvi a profitto reminiscenze d’una conversazione col suo dotto amico Leopoldo Galeotti, che gli aveva discorso di dottrine così del Vico come dello scrittore emiliano, aveva confuso le ime con le altre : tanto che, avendo poi fatto leggere il sonetto al Galeotti, ascoltò il consiglio di quest’ ultimo di intitolarlo piuttosto all’ autore della Scienza nuova, a cui s’addiceva meglio. Nello stesso anno 1836 il Predar! consacrava una lunga nota al Romagnosi, che più d’una volta poneva quasi alla pari col Nostro, giungendo persino ad