Bibliografia Vichiana I

ROMAGNOSI

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bono dalle leggi fondamentali e dall’ economia naturale delle umane facoltà ». Senonché ben altra raccolta di imprestiti dalla Scienza nuova potrebbe porre insieme chi, avendo tempo da consacrare a ricerche di plagi, ne facesse apposita caccia negli scritti romagnosiani. Si leggano, di grazia, i semplici titoli degli ultimi paragrafi della citata Introduzione allo studio del diritto pubblico universale : paragrafi relativi alle « leggi naturali di fatto dei primordi deirincivilimento delle nazioni ». — «Personificazione dei poteri attivi e della natura » ; detto Primos in orbe deos fecit timor » ; amor del maraviglioso dei popoli in quest’età »; della violenza e della guerra » ; del coraggio, dell’intraprendenza rapace »,ecc. ecc. Sembra quasi di avere innanzi una serie di riassuntive postille marginali alla Scienza nuova, tanto questa è seguita a passo a passo, sebbene non citata ree semel quidem. Peggio poi se dai titoli si addivenga al contenuto dei singoli paragrafi. Per esempio, noi ascoltiamo un Vico, senza dubbio non più né ieratico né poetico, anzi reso alquanto scolastico e pedestre, ma, per la materia se non per la forma, sempre Vico, quando il Romagnosi, col tono di chi scopra per la prima volta una difficile verità, c’ insegna : Temperamento robusto, fantasia gagliardissima, passioni veementi, ignoranza dei rapporti ragionevoli delle cose fisiche e morali, credulità somma, amore per il meraviglioso, società soltanto dirozzata, bisogni naturali mediocremente soddisfatti, esenzione dai bisogni fattizi, ferocia senza corruzione, passioni senza egoismo riflettuto : ecco i principali tratti del carattere delle popolazioni in quei tempi. Analogamente, il Romagnosi ci riappare sotto le spoglie di un Vico alquanto elumbis atque fractus, ma sempre Vico, allorché, nel farsi a discettare intorno all’origine del sentimento religioso, scrive : Con una fantasia siffattamente agitata e ripiena dell’impero di potenze animate or benefiche ed or malefiche ; nell’ ignoranza delle loro inclinazioni, ma tuttavia col fermo pensiero che abbiano passioni umane ; non sapendo il confine delle loro forze, dei loro effetti : T immaginazione, abbandonata alla sua impetuosità, erra senza confine nel timore, non altrimenti che un fanciullo, piena la mente della credenza negli spettri e di pericoli immaginari, si finge molte spaventose figure e terrori all’aspetto sol delle tenebre. Qual meraviglia, pertanto, che un popolo in questa età sia compreso dal più gagliardo e dal più malinteso spavento ?