Bibliografia Vichiana I

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KOMAGNOSI

storia di quei tempi, i metodi della filologia moderna, avrebbe dovuto, come poi il Romagnosi, restare aderente alle narrazioni pseudostoriche che correvano nel secolo decimottavo ; giacché, « consultando le storie dei popoli rozzi, le quali al suo tempo non mancavano, avrebbe trovato fatti veri, schietti e sicuri, onde appoggiare la sua teoria ». L’ipotesi deìl’erramento ferino è contraria « alla ragione ed alla storia conosciuta della popolazione della terra •>: < storia conosciuta » ch’è, naturalmente, il racconto biblico. E via continuando. Né codesta grugnitola di censure restò un caso isolato. Per contrario, altre, che sarebbe troppo lungo riferire, seguirono, dieci anni dopo, in quei Pensieri sopra uri ultrametafisica filosofia della storia, inseriti primamente nell’ Antologia, e nei quali, oltre che il Nostro, l’autore combatte aspramente e, peggio, su notizie di seconda mano, anche lo Hegel. Senza dire che più e più volte, in vari scritti, a cominciare dalle citate Osservazioni e per terminare col capitolo vigesimoquintó del terzo libro delle Vedute fondamentali sull’arte logica, il Romagnosi insiste sino alla noia sulla sola critica fondata tra le altre così cervellotiche (critica, del resto, mossa già al Vico da varie parti) : che la teoria dei ricorsi o, com’ esso Romagnosi la chiama, il « circolo similare », « non si verifica punto, anzi è contrario alla storia e alla ragione ». Ognuno penserebbe che, dopo avere impartito all’autore della Scienza nuova tante lezioni di filosofia, di metodologia e di storia, il Romagnosi si guardasse a tutto potere dal fare sua anche la più piccola ideuzza vichiana. Ma che non sia così, venne avvertito già da Gennaro Rocco, il quale insistè sul fatto che il Romagnosi « tiene dietro spesso alle idee del Vico quasi mai citandolo » ; che egli fu tra i « non numerabili camminanti su di un sentiero istesso », i quali «si hanno quel grande come guida comune, come astro splendente in oscuro cammino » ; anzi che « tutte le idee » del giureconsulto emiliano « hanno soventi identità con quelle del Vico, comeché egli di non pochi traviamenti, e sostanziali, lo appunta, ed il merito straordinario ingegnasi di minuire». Vero è che a sostegno di ciò il medesimo Rocco non allega se non un passo del paragrafo 418 dell’ Introduzione allo studio del diritto pubblico universale, ove s’afferma che « la storia positiva può somministrare documenti valevoli a confermare i risultati della storia razionale, ma non ne può fornire le sorgenti, la generazione, l’orditura, il movimento » : cose tutte che « tratte esser deb-