Bibliografia Vichiana I

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SCHELLING - HEGEL

teggiamento assunto di fronte al concetto di progresso dall’autore della Scienza nuova, in questa è pure implicita l’aspirazione, se non proprio a una sorta di Stati uniti del mondo, per lo meno a leghe sempre più ampie di nazioni. Si tenga presente che egli considera le confederazioni forma ultima e più perfetta degli Stati civili ( Opp., IV, capovv. 1092-93), e che nel capitolo dell a Scienza nuova prima consacrata all’ « ordine naturale d’idee d’intorno al diritto delle nazioni » si pone la progressione ideale e, al tempo stesso, cronologica; diritto naturale delle gentes singole, diritto naturale delle nazioni parimente singole, diritto naturale del genere umano {Opp.. Ili, capovv. 61 sgg.). Molto di più, per succinti che si voglia essere, va detto dello Hegel (1770-1831). Anzitutto, se nei riguardi del Fichte e dello Schelling (se non altro, di quello della prima maniera), sembra molto probabile che anch’essi, come già il Kant (v. sopra pp. 371-72), non conoscessero nemmeno il nome dell’autore della Scienza nuova. una probabilità, anzi una possibilità del genere diminuisce di parécchi gradi nei rispetti dell’autore delia Fenomenologia. Si prescinda pure dal fatto che a richiamare la sua attenzione sul Vico potesse ben provvedere il passo del Jacobi riferito sopra (p. 371) : un passo che, come mostra l’esempio del Coleridge, sin da quando lo scritto che lo contiene venne inserito nei Werke (1816), colpì non poco gli studiosi di filosofia. Ma va pure messo in rilievo che nel 1824, durante il suo secondo viaggio in Germania, il Cousin, sospetto di carbonarismo, veniva arrestato a Dresda e tradotto a Berlino, ove riceveva, tra altre, la visita appunto dello Hegel. E sembra molto difficile che il filosofo francese, sin da allora colporteur sia delle idee vichiane sia di quelle del filosofo di Stoccarda, non additasse a quest’ultimo le « discoverte » del suo grande predecessore napoletano. Più difficile ancora che allo Hegel restasse ignota, non si vuole dire quella traduzione tedesca della Scienza nuova che, lavorata dal Weber, passò anche in Germania quasi inosservata, ma, nella rapida diffusione che ebbe in tutta Europa, altresì la versione francese del Michelet (v. sopra pp. 54-55). Difficilissimo, infine, che non avesse qualche notizia dei raccostamenti che, lui ancora vivo, si fecero più d’una volta in Francia (per esempio dal Lerrainier) tra la filosofia vichiana e la sua. Vero è che, anche ammet-32