Bibliografia Vichiana I

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FICHTE ■ SCHELLING

se largamente intesa, non è la sede più adatta, basterà, a titolo di saggio, annoverarne soltanto alcune. E, per cominciare dal Fichte (1762-1814), già il Cattaneo osservava che anche in lui «v’ è il trionfo progressivo della morale e del diritto mediante il contrasto della libertà umana colla necessità delle cose », nel senso che «il genere umano soggiace dapprima all’istinto corporeo, poi riconosce un’autorità, poi colla critica 1’ abbatte e per la via dell’ indifferenza passa sotto il dominio della ragione, che, inflettendosi sopra sé, scopre infine la verità e coltiva la perfezione». E, dal canto suo, il Croce pone in rilievo che, sebbene pel filosofo tedesco la sfera estetica, media tra quella conoscitiva e quella morale, si risolva in alcunché di morale, sta tuttavia in fatto ch’egli considerava la fantasia come 1’ attività che crea l'universo e compie la sintesi tra l’io eil non io, e pone l’oggetto, ed è precedente alla coscienza. Concetti che, sia pure in forma diversa, s’incontrano sparsamente tra le Degnila vicinane. Quanto allo Schelling (1775-1854), un attento studioso di lui, ossia il teologo cattolico tedesco Francesco von Baader (1765-1811) avvertiva subito l’importanza della dottrina gnoseologica viehiana, della quale pare che anche lui, come il Jacobi (v. sopra pp. 371-72), conoscesse soltanto la prima forma. A ogni modo, risale appunto al Von Baader l’osservazione che la formola « Scimus quae cogitando facimus », in cui dall’autore del Liber metaphysicus era stata condensata quella dottrina ( Opp ., I, 132), aveva ricevuto ulteriore sviluppo nella filosofia schellinghiana dell’identità. Posteriormente, il Cattaneo, trovava che, nella frase dello Schelling « manifestazione progressiva dell’ assoluto nella storia », quell’ « assoluto » non è se non la giustizia ideale e immutabile, ossia l’idea platonica del Nostro ; che anche il filosofo tedesco «ha quello stesso ammanto mistico di cui Vico riveste le sue dottrine » ; e che anche lui discorre della ragione, « che occasionalmente si sveglia nell’umanità », e della provvidenza, « che palesa gradatamente allo spirito umano la verità delle cose ». Differenza capitale tra l’un filosofo e l’altro sarebbe, secondo il Cattaneo, che in quello tedesco « si trova la popolare idea moderna del progresso, ch’egli compiè tristamente colla fusione di tutti i popoli in un sol popolo e in un solo Stato e nel regno d’una legge unica e ideale ». Ma, a dire il vero, e quale che sia l’at-