Bibliografia Vichiana I

NIEBUHR

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il filosofo napoletano e lo storico danese si fermava, quasi simultaneamente, in Inghilterra, nello scritto sul Vico citato più appresso (sezione quarta, capitolo primo, paragrafo IV, numero 2), un articolista anonimo della Foreign revieiv, il quale, attingendo indubbiamente al Capei (v. sopra p. 455), non mancava di porre in rilievo che in qualche punto di divario la scoperta del De republica ciceroniano era venuta a dare ragione al Vico. Inoltre già discepolo del Wolf a Berlino e autore dell’articolo sul Niebuhr inserito nella Westminster revieiv (XI, 1829, pp. 353-88) il Kenrick, nell’ altro suo articolo sul Nostro, inserito nel Philological Museum del 1832-33 e sul quale si tornerà a suo luogo (sezione quarta, capitolo primo, paragrafo IV, numero 2), richiamò anche lui l’attenzione sui punti nei quali il Vico aveva anticipato ragionamenti e conclusioni del Wolf e del Niebuhr : cosa tanto più notevole in quanto il Philological Museum era diretto dallo Hare e dal Thirlwall, ossia dai due che avevano tradotto in inglese la Rdmische Geschichte. Né va passato sotto silenzio che quale precursore del Wolf e del Niebuhr il Nostro veniva additato dal Grote in uno dei luoghi mentovati più oltre (sezione quarta, capitolo primo, paragrafo IV, numero 7). Stampa generalmente cattiva il Niehuhr ebbe circa quel tempo tra gli eruditi napoletani, vichiani o antivichiani che fossero. Secondo il vichiano Jannelli (v. sopra pp. 466 sgg.), « Niebuhrus, saepe italorum historiam ex profecto tractans, imperite ac superbe aliorum errores auxit » ; nel quale luogo il generico « aliorum » potrebbe anche alludere al Nostro, di cui, come s’è veduto (p. 469), il Jannelli era ben lontano dal commendare tutte le novità romanistiche. E, dal canto suo, 1’ antìvichiano Troya (v. sopra pp. 481-82), in uno dei suoi non rari scatti contro l’autore della Romische Geschichte, qualificato da lui addirittura autore di « dottissime ignoranze » e « inventore e disinventore del nulla », non volle tacere di non intendere una maledetta in quel libro, « se non avvengagli di dire, in mezzo a gran buffi di vento e di fumo, qualche cosa detta dal Fréret o dal Loacher nel suo Erodoto o da Vico, niuno dei quali egli cita ». Non troppo felici i giudizi recati sui rapporti ideali tra il Vico e il Niebuhr dai due editori rivali delle opere del primo (v. sopra pp. 139-43). Il Predari aveva idee così vaghe del valore della Romische Geschichte da parlare genericamente del