Bibliografia Vichiana II

cole » quelle, tra le congetture romanistiche del Vico, che non gli sembravano sufficientemente confermale dagli studi posteriori. Naturalmente, scrivendo così, egli mostrava d’ignorare o di volere ignorare che molti di quelli qualificati da lui paradossi e bizzarrie del Nostro erano passati già o andavano passando nella più recente storiografia tedesca di Roma antica. A ciò che se n’è detto (pp. 503-15) e se ne dirà qui appresso nei numeri 4 e 5 va aggiunto che sin dal 1847 l’ipotesi vichiana circa l’origine della plebe e la vera natura del censo serviano era riapparsa, come cosa affatto nuova, nelle Forschungen auf dem Gebiete der rbmischen Verfassungsgeschichte del romanista Guglielmo Ihne da Fiirth (1821-1902). Senza dire che, a differenza di altri storici tedeschi, Fredegar Mone non manca di citare la Scienza nuova così nelle Bemerhungen iiber den neusten Stand der Geschichischreibung (Berlino, 1858), come nella Griechische Geschichte (ibid ., 1859). Del Croce cfr. la Filosofia di G. B. Vico 3 , pp. 313-14. mi sono riusciti gli scritti così dello Ihne come del Mone. Comunque, circa il primo, v. Schwegler, Romische Geschichte, seconda edizione citata, I, 631-32; nonché Cantoni, G. B. Vico, p. 206, nota 1. E, circa il secondo, Spranger, Die Kullurzyklentheorie und das Problem des Kulturverfalls, nei Sitzungberichte der Preuss-Akademie der Wissenschaft del 28 gennaio 1926, pp. xxxi-lx (uno studio nel quale si tocca altresì, più generalmente, della fortuna del Nostro in Germania) ; più ancora Fisch, introduzione alla traduzione inglese Ae\V Autobiografia, p. 71. 4. A. Schwegler. Che, come s’è già osservato (pp. 510-11) a proposito del Niebuhr, lo Schwegler, pure ricordando il Vico, non gli rendesse piena giustizia, è cosa quasi ovvia, dal momento che nella storia della storiografia l’autore di quest’altra Romische Geschichte viene considerato uno dei maggiori rappresentanti della tendenza filologica o erudita. Ma, d’altra parte, appunto perché erudito diligentissimo, egli credè suo dovere non discorrere del Nostro semplicemente a orecchio. Consultò quindi non solo 1’ ultima Scienza nuova nella traduzione del Weber (v. sopra pp. 54 e 516-17), ma altresì, nella prima edizione del Ferrari (sopra pp. 140-43). le opere tutte, delle quali mentova una volta ( Romische Geschichte, seconda edizione citata, I. 415, nota 1) le Notae al Diritto universale (Vico, Opp., 11, 753-55), una volta (I, 138, nota 11) l’ Autobiografia (Vico, Opp., V, 52 ; «la romana storia antica, letta con l’idee presenti, ella è più incredibile di essa favolosa de’ greci »). e una quindicina di volte la Scienza nuova seconda. Rimanda inoltre (I, 136, nota 1) allo scritto del Carter (v. sopra pp. 559-61) e al passo del Savigny sui rapporti ideali tra il Vico e il Niebuhr (sopra pp. 508-509) : confessa di essergli riuscito inac-

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BRUNS - IHNE - MONE - SCHWEGLER