Bibliografia Vichiana II

divergenze tra la Scienza nuova e la Geschichte niebuhriana la scoperta del De republica di Cicerone era venuta a dare ragione al Vico (v. sopra p. 455). L’anno appresso (1831) Enrico Hart Milman prendeva occasione dalla prima edizione (1830) del libro del Nelson Coleridge (v. qui appresso, numero 3) per inserire nella Quarterly review (XLIV, 128 sgg.) un’estesa rassegna critica della cosiddetta questione omerica. E non mancò di mentovare il Vico, di cui diceva che le « audaci e originali teorie su molti argomenti connessi con la storia del genere umano sono testé emerse alla luce » : tanto che la Scienza nuova — soggiungeva, « coincidente in guisa notevole con l’indirizzo di pensiero prevalente tra gli scrittori continentali dei giorni nostri, va acquistando fama tardiva e facendo cammino per elevarsi in qualche modo a reputazione europea». S’è poi accennato sopra (p. 507) a un articolo inserito da Giovanni Kenrick nel Philological Museum del 1832-33. Già discepolo del Wolf a Berlino, indi dal 1810 al 1840 precettore nel Manchester College, e dal 1840, quando il College da York tornò a Manchester, professore colà di storia, il Kenrick, oltre che quelle omeriche sul Wolf e quelle romanistiche sul Niebuhr, tenne a porre in rilievo le anticipazioni della Scienza nuova sulle teorie del Warburton intorno aH’origine non arcana e non intellettualistica dei geroglifici (v. sopra pp. 235-39). Degli studi critici sul Vico lavorati in Inghilterra sino al libro del Flint (1884) questo del Kenrick è di gran lunga il migliore. Tuttavia egli, anziché dell’edizione originale dell’opera vichiana, s’avvalse per lo più della riduzione del Michelet : alla quale, anzi, esortò ad attenersi chiunque non volesse andare incontro alle difficoltà per amore delle difficoltà, essendo il Vico, a suo dire, « l’Eraclito dei filosofi moderni ». 3. E. e S. Nelson Coleridge. —S’ è visto già (p. 55) che nella prima edizione (1830) delle Introductions to thè study of thè greek classic poets di Enrico Nelson Coleridge manca ancora la sua versione inglese della Discoverta del vero Omero. È da supporre, anzi, che, malgrado la parentela col Coleridge, il suo nipote-genero non avesse sino allora notizia alcuna del Vico, non nominato neppure in una insufficiente esposizione della cosiddetta questione omerica esibita nella seconda di quelle Introductions. Bensì dalla recensione dello Hart Milman ricordata nel numero precedente e soprattutto dai consigli dello zio-suocero egli fu indotto a dare al Nostro l’importanza do-

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MILMAN ■ KENRICK ■ E. NELSON COLERIDGE