Dall Adriatico al Ponto ammaestramenti storici

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1’ impero contro popoli quasi sconosciuti, i quali nuli altro continuamente aspettavano che di scendere in guerra coi romani. Cosi si spiega l’interesse e la cura ohe questi dimostrarono nello sfruttare la grande e fertile regione del Danubio, colonizzandola e fortificandola, o, meglio, assimilandola come fecero. Mentre Roma diventava la regina della Pannonia e del tìirmio e più tardi della Dacia, 0 colle sue legioni univa, attraverso le Alpi, la pianura del gran fiume a quella del Po, i traffici progredivano meravigliosamente verso il Nord e verso l'Est, aprendo nuove speranze di conquista e le navi imperiali dai porti adriatici salpavano verso il Bosforo per entrare nel Danubio dove stazionavano flotte speciali che sorvegliavano quella importante regione. Arsenali di terra e di mare, fortezze e fabbriche d’armi sì trovavano al tempo di Roma lungo tutto il bacino del Danubio considerato nella sua massima estensione da Vindobona a Carnuntum, Petovium, Aemona, Segesta, Sirmium, Taurunum, Mursa, Aquineum, Bregetium, Ratiaria e a cento altri luoghi tutti classici nella storia coloniale. Infatti, in breve tempo, l’intero paese attraversato dall’arteria danubiana era diventata una colonia romana, un vero lago romano. La nuova civiltà sorta nella Mesia e nella Pannonia oltre che nel Ponto Eusino, principalmente verso le Bocche del Danubio, alimentarono ben presto anche in Dacia quel vivo commercio che audò aumentando continuamente colla flottiglia stazionata nel fiume, dalle Porte di Berrò alla foce, flottiglia grandissima per allora, usata con grande disciplina e basata sull’ importanza e sul vantaggio che la marina può trarre da servizi regolari di navigazione. In tal modo erano continui i rapporti fra le città sul Danubio con quelle sulla spiaggia dell’ Eusino e, via via, con le altre delie coste dell' Egeo e dell' Italia. Non solo Roma aveva unito il Danubio e il Po per le vie di terra, ma aveva lanciato veri servizi regolari di navigazione fra il Ponto e L’ Italia, Cosi si andava formando la vera figlia di Roma, D’altra parte si spiega perchè la Dacia subì maggiormente, in confronto del resto della gran pianura, l’assimilazione della madre patria : colà ebbe sede il più gran numero di coloni, in quantochè alla Dacia era stato riservato il geloso incarico di vigilare l’estrema frontiera del-I'impero, che nei versanti orientali dei Carpazi non aveva per baluardo se non l’orizzonte infinito della pianura Sarmatica; secondariamente, qual altra regione si prestava meglio della Dacia per lo sfruttamento del suolo ? Nel corso di pochi secoli, i romani ebbero conquistato tutto il mondo allora conosciuto, penetrando da ogni parte con colonie militari ed agricole, nella stessa guisa di quello che fanno attualmente i russi per le loro conquiste nell’Asia : siano dunque d’esempio le colonie daciche e pannoniche, le quali, più che tutte le altre, esposte ai furori delle tormente etniche che si scatenarono da ogni parte nella pianura sarmatica, oggi rivivono come un’ isola gagliarda e fiorente in mezzo a genti straniere che nulla hanno di comune con loro. Quelle colonie sorsero verosimilmente da un connubio romano e indigeno che sopravvive in tutta la penisola balcanica negli attuali Vaiaceli!, ossia nei ruderi gloriosi lasciati dai più grandi colonizzatori dell’antichità sperimentati in mille guerre, da quelle illiriche, alle civili, alle daciche, per continui otto secoli.