L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509

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colo XV, poteva dirsi uno dei più luminosi focolari di cultura che fossero in Padova. Era collocata al piano superiore e rischiarata da due ordini di finestre, otto per lato, terminate ad arco mezzotondo; e da altrettante fìnestrine circolari aperte negli spazi intermedi, sotto il cornicione del tetto. Qui Pietro Bembo soleva convenire con altri letterati per studio (*). La palla partita, per quanto è dato di congetturare, da una batteria posta in vicinanza del luogo ove ora si stende la cortina che va dalla porta Savonarola al bastione dove è V istituto Raggio di Sole, colpi il contorno d’ una delle finestrine circolari rifatto poi di pietra bianca in modo differente dagli altri che sono di marmo rosso. Il muro serba ancora le traode del guasto. Al disotto fu collocata, nel 1839 un’epigrafe, ora rosa dalle intemperie ed in alcuni punti illeggibile. Altri proiettili, dopo essere rimasti lunghi anni sotterra, tornarono poi alla luce del sole. Nell’ estate del 1904 un bracciante, lavorando allo spurgo del canale scorrente lungo le mura, a breve distanza dall’angolo dove il fianco del bastione Moro Primo si congìunge con la cortina che va all’altro bastione Moro secondo, rinvenne sotto lo strato di terra deposto dall’acqua quasi stagnante una grossa palla di ferro arrugginita, che poi vendette al Museo Civico (fig. 1). Ha forma sferica, con diametro di millimetri 337 e pesa chilogrammi 71,500. Gira tutto intorno a guisa di meridiano una linea leggermente rilevata che è la sbavatura della fusione. A lato di un foro circolare, largo 6 centimetri, sta infisso un anello : di altro anello simmetrico a questo rimane il segno; esso fu spezzato da gran tempo, non essendovi nel mettallo nessun indizio di frattura recente.

Fig. 1.

(tJ Rossetti G. 8., Descrizione delle Pitture, ccc. - Padova. 1780. pag, IS6.