La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

104 PARTE SECONDA

lasciano estraneo alla scena lo spazio illuminato della campagna aperta. La luce è anteriore alle immagini, eppure è fioca, sia perchè la sera distende il suo velo su tutto, sia perchè l'ombra delle pareti sì riflette sulle immagini. Si può tuitavia intravvedere che la penombra delle pareti è un poco più chiara di quella delle rocce. «E se la tua figura è in casa oscura, e tu la vedi di fuori, questa tal figura ha le ombre oscure sfumate, stando tu per la linea del lume; e questa tal figura ha grazia, e fa onore al suo imitatore per esser essa di gran rilievo e le ombre dolci e sfumose, e massime in quella parte dove manco vedi l’oscurità dell'abitazione, imperocchè quivi sono le ombre quasi insensibili ». Una impercettibile differenza dunque fra l'ombra della « Cena » e l'ombra della « Vergine delle rocce », e una raffinatezza di più.

Circa la rifinitura dell’opera, i copisti si son divertiti a riprodurre sul tavolo una quantità di giocattoli. Guardate come Leonardo ha riprodotto i ciottoli sul primo piano della « Vergine delle rocce », e vi accorgerete che nella « Cena » autentica le vivande non sono giocattoli, ove si voglia mostrare il virtuosismo della riproduzione realistica. L'ombra che accomuna uomini e cose fa parlare un pane come due occhiaie.

Nella concezione della « Cena », non esiste dunque alcuna ostentazione di abilità scenica, alcun calcolo che non sia superato dalla fantasia, nè tumulto che non sia smorzato nella sommessione religiosa della natura a sera, nè urlo che domini il doloroso ritmo del canto.

L'eco delle parole di Gesù «uno di voi mi tradirà», agita nell'ombra gli apostoli. Sorpresa, indignazione, amore si ritraggono vinti nell'ombra. Cala la sera con procedere ineluttabile. Il Cristo apre le braccia, rassegnato, raccolto. « La necessità è tema e inventrice della natura, freno e regola eterna ». Essa vale per uomini e cose. Essa trasmuta il dramma umano in una