La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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L'ARTE DI LEONARDO 197

Leonardo medesimo: «Il campo, che circunda le figure di qualunque cosa dipinta, debbe essere più oscuro che la parte illuminata d’esse figure e più chiaro che la loro parte ombrosa » .

Questo principio porta a una doppia ragione di risalto : le parti chiare delle figure rilevano rotondeggiando sui limiti scuri, e i limiti si distaccano dal chiaro del fondo. Nella pratica, tuttavia, Leonardo apporta numerosi temperamenti allo scopo del rilievo, specie nella « Sant'Anna ». I toni chiari sono oltremodo bassi, più bassi, per es., che nella «Vergine delle rocce ». Onde avviene che se anche i toni del fondo sono alquanto più bassi dei ioni più chiari delle figure, la differenza è appena accennata. E poichè il gruppo è raccolto dentro il paesaggio, la nebulosità luminosa unisce e fonde cose e persone, e rende tutto di una delicatezza estrema. Nessun avorio ha mai rifratto una luce più morbida del collo della Madonna. Nessuna luce è mai stata più pittorica di quella che crea l’immagine eterea del Cristo. Confrontate questo Bimbo coi bimbi della « Vergine delle rocce » ; questi risultano da un compromesso tra la forma costrutta e lo stile della luce. Nel Bimbo della « Sant'Anna » invece, la forma costrutta si è fusa nella luce senza lasciare residui : la massa cromatica si distende proprio come volume di aria fitta, vien meno il rilievo, e rimane un guizzare di vita infantile, tanto più rapida, vivace, intensa quanto meno afferrabile.

Una visione di corpi, così morbida da renderli eterei, doveva pur giungere ad attuare una fusione di masse, in cui l’occhio non giungesse a distinguerli. Perciò il quadro della « San: t Anna » è lo sviluppo coerente del cartone londinese. Qualunque divergenza d'immagini doveva essere soppressa, per non attenuare la fusione delle masse. Non si tratta dell’unità solidificata, divenuta macigno, della « Sacra Famiglia » di Miche-

langelo agli Uffizi. Si tratta di una compenetrazione di masse