La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
LA POSIZIONE STORICA
pio da Franco Sacchetti. Ma nella critica del Quattrocento tale
constatazione era scomparsa, e insieme s'era iniziata la considerazione per il maestro di Giotto, Cimabue. Lorenzo Ghiberti poi considerò l’età sua come età di decadenza, ivi comprendendo, s’ intende, Masaccio. E al contrario l’Alberti, quando parla di rinascita dell’arte, dimentica Giotto. Il primo che ricollega storicamente pittori trecentisti e quattrocentisti, Cristoforo Landino (1481), non mostra affatto di accorgersi di una decadenza fra Giotto e Masaccio : la successione è continua. Ed era facile interpretare la successione continua come un continuo progresso, di considerare cioè Giotto come |’ iniziatore dell’arte, sviluppata in seguito sino alla sua completa perfezione. E questo fu appunto il criterio di Giorgio Vasari, da lui trasmesso anzi alla maggior parte degli storici dell’arte posteriori. Criterio erroneo, appunto perchè perde di vista la personalità che in arte è tutto.
Poichè invece si fonda sulla personalità, Leonardo ricrea in sè, senza forse conoscerne la tradizione critica, il concetto della decadenza dei successori di Giotto ; e vede la via maestra, la via diretta, Giotto-Masaccio. Egli esclude perciò tutti i tentativi di assimilazione cromatica che a Firenze stessa si compirono attorno a Giotto e a Masaccio, e trova nei due massimi assertori dei diritti della forma in arte, dell’ identità fra arte ed effetto plastico, i suoi due precursori. Nè probabilmente si accorge che la posizione storica, che in tal modo intende di assumere, è in pieno contrasto con la sua visione naturale di paesi, di fiumi, di nebbie, di stelle, di effetti di luce.
Più consono con l’arte sua è l'atteggiamento che assume Leonardo contro il Botticelli, in due passi. L'uno è già stato indicato : rimprovera al Botticelli la sua indifferenza per il paesaggio. L'aliro gli rinfaccia |’ indifferenza verso la prospettiva : « Sandro, tu non dì perchè tali cose seconde paiano più basse