La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
54 PARTE PRIMA
Il moto è la potenza dell'atto. Come « l’arco che non ha violenza, non può far moto se non acquista essa violenza, e nell’acquistarla non la caccia da sè. Così |’ uomo che non si torce nè si piega non ha acquistato potenza » (1).
« Moto semplice nell’ uomo è detto quello ch'e’ fa nel piegarsi semplicemente innanzi, o indietro, od in traverso » (2).
« Il moto composto nell’ uomo è detto quello che per alcuna operazione sì richiede piegarsi in giù ed in traverso in un medesimo tempo. Adunque tu, pittore, fa i movimenti composti, 1 quali siano integralmente alle loro composizioni, cioè se uno fa un atto composto mediante la necessità di tale azione, che tu non l’ imiti in contrario col fargli fare un atto semplice, il quale sarà poi remoto da essa azione » (3).
E sin qui il moto è considerato da Leonardo solo in atto, solo nel suo effetto reale. Ma poichè al movimento tutto |” universo è sottomesso, ad esso è anche sottomessa la luce : il raggio luminoso riflette come una palla contro il muro, l’onda contro la riva, il suono contro l’ostacolo (4).
La luce, che Leonardo considera come virtù spirituale, sì manifesta con moto circolare: « Ogni corpo posto infra l’aria luminosa circularmente si sparge, e empie le circostanti parti di infinite sue similitudini, e appare tutto per tutto, e tutto in ogni minima parte » (5). Quali proprietà provengano alla luce dal suo moto circolare, secondo Leonardo, si deduce dall’osservazione ch'egli fa sul moto prodotto sopra una superficie d’acqua da due sassi gettati. Le onde s’ incontrano ma non s’ interrompono ; e ciò avviene perchè, sebbene « li apparisca qualche di-
(1) Trattato, B. 275.
(2) Trattato, B. 351.
(3) Trattato, B. 352.
(4) G. SfarLes, Léonard de Vinci. Paris, 1902, p. 247.
(5) A. 9 v. Cfr. E. SoLmi, Nuovi studi sulla filsofia naturale di Leonardo da Vinci, Mantova, 1905, p. 148.