Venezia e la Lega di Cambrai

» altri metalli; de’ marmi, dei legnami, delle sete, delle » lane, delle canapi, dei lini, e de’panni e di altri simili i» cose, che ci sono assai belle; e oltre a ciò invidiose i) dell’innumerabile bestiame sì di mandra come da ca» rico; della salubrità dell’aria; della fertilità del paese, » adorno di tanti bei palagi con tanti dilettevoli giar» dini,'con sì fruttiferi campi, con sì lieti prati, e lieto » di così belle valli, con tante chiaje e fresche lontane, » con tanti plàcidi ed utili fiumi; del sapore delle carni, » della finezza dei vini, della morbidezza dei frutti, de» gli olii e de’ casei che in esse vcggìamo. Le quali cose » tutto ciascuno savio sa, che là ove lunga pace non sia » stata, in gran copia, come qui sono, essere non pos» sono » (i). Parla il doge Leonardo Lorcdan nella storia del Guicciardini, ma è lo storico fiorentino, pure avverso a Venezia, che non fa già un semplice esercizio di retorica, ma scioglie un inno di ammirazione alla singolarissima città; « è stupendissimo il sito suo, po» sta, unica nel mondo, tra le acque salse, e congiunta » in modo, che in un tempo medesimo si gode la corno» dità dell’acqua, e il piacere della terra; sicura, per » non essere posta in terraferma, dagli assalti terrestri ; » e sicura, per non essere posta nella profondità del » mare, dagli assalti marittimi ». E continua magnificando gli edifici pubblici, i palazzi privati adorni di marmi peregrini e d’ opere d’ arte squisita, ricordando il grande movimento commerciale, I’affluenza dei forestieri, le ricchezze dei cittadini sempre in aumento, la giustizia bene amministrata, 1’ eccellenza dei letterati, il sentimento religioso, per il quale sorgono stupendi templi, la carità verso il prossimo, che si manifesta nella

(i) Luigi Da Porto, Lettere storiche , Firenze, Le Mounier, 1837, Leti. 11, 7 marzo 1 309, pag. 2 G.

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