Bibliografia Vichiana I
281
CONDILLAC
incominciato da voci monosillabe », e ancora più l’altro principio giusta il quale il Nostro aveva posto nella fase iniziale del linguaggio « l’interiezioni, che sono voci articolate all’ émpito di violente passioni, che in tutte le lingue sono monosillabe » ( Opp ., IV, capovv. 225, 231, 448). c) Occorsero, tuttavia, molti secoli prima che il « langage des sons articulés » si dissociasse del tutto dal «langage d’action», il quale ultimo operava sulfimmaginazione con potenza tanto maggiore in quanto « son expression avoit méme quelque chose de fort et de grand » (pp. 265-70). E non si contano le volte che il Nostro, nei discorrere della sopravvivenza, anche in tempi storici, di « parole reali » (cioè materiate non di suoni ma di res), ne aveva posto in rilievo la straordinaria vigoria espressiva {Opp., IV, indice dei nomi, sub « Idantirso »). d) Anche dopo essere succedute al « langage d’action », le lingue articolate serbarono a lungo il carattere di quest’ultimo, nel senso che, « pour lenir la place des mouvemens violens du corps, la voix s’éleva et s’abaissa par des intervalles fort sensibles » (pp. 273-74). Ch’ è press’ a poco eie» che, con grande copia di particolari, aveva osservato il Vico nel capitolo che comincia : « La favella poetica ... scorse per così lungo tratto dentro il tempo storico, come i grandi rapidi fiumi si spargono molto dentro il mare e serbano dolci Tacque portatevi con la violenza del corso » {Opp., IV, capovv. 412 sgg.). e) « Les premiers noms des animaux en imitèrent vraisemblablement le cri : remarque qui convieni également à ceux qui furent donnés aux vents, aux rivières et à tout ce qui fait quelque bruit » (p. 275). Ch’è. naturalmente, il principio vichiano delTonomatopea quale forma primitiva delle lingue articolate {Opp., IV, cap. 447). f) « Dans l’origine des langues la manière de prononcer admettoit ies inflexions de voix si distinctes qu’un musicien eùt pu la noter » (p. 276). Che, in altra forma, è l’asserzione vichiana che gli uomini cominciarono a parlare cantando {Opp., IV, capov. 230). g) Oggi ancora i cinesi esprimono « différentes idées avec le méme mot prononcé sur differens tons », nel senso ch’« ils n’ont que 328 monosyllabes qu’ils varient sur cinq tons, ce qui équivaut à 1640 signes ». Parole non troppo dissimili da quelle vichiane {Opp., IV, capov. 462) : « i cinesi, che non hanno più che trecento voci articolate, che variamente modificando e nel suono e nel tempo, corrispondono, con la lingua volgare, a’ loro cenventimila geroglifici, parlan essi cantando ». h) « Si dans l’origine des langues la prosodie approcha du chant, le style, afin de copiar les images sensibles du langage d’action, adopta toutes sortes de figures et métaphores » : maniera di parlare che, a causa del « peu d’ abondance des langues », non poteva essere diversa e che, per la medesima ragione, diè origine al pleonasmo, « défaut qui doit particulièrement se remarquer dans les langues anciennes » (pp. 347-48). Ch’è precisamente ciò che aveva detto il Vico quando aveva attribuito a « povertà di lingua e necessità di spiegarsi » tutte quelle che sono caratteristiche stilistiche delle lingue primitive : « Tipotiposi, l’immagini, le somiglianze, le comparazioni, le metafore, le circoscrizioni, le frasi spieganti le cose per le loro naturali propietà, le descrizioni raccolte dagli effetti o più minuti o più risentiti, e finalmente gli aggiunti enfatici ed anche oziosi » {Opp., IV, capov. 456; e cfr. 111, capov. 366). i) « Le style, dans son origine, a été poétique, puisqu’il a commencé