Bibliografia Vichiana I

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MONTESQUIEU

Napoli, se pure non avevano preso a diffonderla oralmente, sin dal primo apparire dell 'Esprit des lois, studiosi napoletani di scienza politica, che l’aderenza alla realistica tradizione italiana induceva a recare di quel libro giudizi non dissimili da quelli, unilaterali e perciò errati, posti in iscritto da due conoscitori della Sciensa nuova : l’allora giovanissimo Ferdinando Galiani (v. sopra pp. 262-63) e il suo vecchio ispiratore Bartolomeo Intieri (v. sopra pp. 35 e 229). Dei quali l’uno asseriva che quello era « libro pieno di massime che sembreranno vere soltanto a chi è nato a Parigi e vi è nato nel secolo decimottavo dell’umana redenzione » ; e l’altro benediceva « la mano e la penna » che avevano vergato le parole ora riferite « sopra l’autore dello Spirito delle leggi, di cui non so immaginare il più vano e gonfio della sua immensa sapienza e. nel medesimo tempo, il più bestiale, sopra tutto quando si tratta di politica soda e reale, a differenza di quella sua sapienza teatrale e buffonesca ». Tanto più che in un già mentovato passo del Dialetto napoletano dell" anzidetto Ferdinando (v. sopra p. 262), verrà poi asserito (1779) che la Scienza nuova servì « di ponte a più felice», ossia più fortunato, « pensatore dello spirito delle leggi delle nazioni », cioè, naturalmente, al Montesquieu. Sia come si voglia, nel 1771 lo svedese Gian Giacomo Bjornstahl ricordava che da taluni studiosi napoletani «si faceva colpa al legislatore del genere umano Montesquieu di essersi troppo servito, nella sua opera immortale, dei lavori del signor Vico ». Analogamente Federico Miinter, nei suoi diari citati più oltre, registrava alla data del 1785 Formai communis opinio napoletana che la Scienza nuova fosse un libro che, « il Montesquieu aveva molto usato e dal quale aveva molto imparato ». Due anni dopo, Francesco Saverio Salii, che tornerà più tardi sull’argomento, scriveva che « a chi paragona con un po’ di pazienza le opere di Montesquieu colle Riflessioni sopra il genio dei romani di Sainte-Évremond e co’ Discorsi del Machiavelli, oltre le opere del Vico, del Gravina e d’altri, sembra che egli abbia avuto la sorte o l’abilità d’incontrarsi fortunatamente in più luoghi interessanti di questi». Dopo di che, sembra impossibile che di derivazioni dello scrittore francese dal Vico non si parlasse nello stesso anno 1787 dal Filangieri o da altri studiosi napoletani anche col Goethe, il quale, a ogni modo, nel passo riferito più oltre (capitolo secondo, paragrafo 1,