Bibliografia Vichiana I

283

CONDILLAC - MONTESQUIEU

ziale, libro più o meno chiuso. Che se poi si volesse obiettare che il Condillac come, del resto, anche il Du Marsais, il Beauzée, il Génard e altri scrittori francesi del tempo, compose, durante la sua dimora in Italia una grammatica filosofica, ossia qualcosa vagheggiata e, in certa maniera, abbozzata dal Vico (Opp., VII, 43-44 ; e cfr. IV, capovv. 448-54), riuscirebbe sin troppo facile replicare che principio informatore di tutte quelle grammatiche è precisamente quella logicità del linguaggio, della quale nessuno forse, sino al Croce, è stato negatore più categorico del Nostro. Cfr. Croce, Estetica, pp. 290 e 390. 2. Montesquieu. Malgrado le coincidenze notate nel numero antecedente, non dall’ Essai sur V origine des connaissances humaines, bensì daWEsprit des lois, pubblicato primamente a Ginevra negli anni 1747-48, usa far cominciare la serie dei libri più o meno celebri, nei quali il capolavoro vichiano sarebbe stato plagiato o, se non altro, messo largamente a profitto senza essere citato : una serie sia detto tra parentesi che, a quanto asserisce il Predari, comprenderebbe, oltre il nome del Montesquieu, anche gli altri del Bonamy, del Du Bignon, del Court de Gébelin, del De Brosses, dello Chastellux, dello Hume, del Bonnet, del D’ Alembert, del Reid, del Rousseau, dello Helvétius, del Jacobi e del Bentham. Che, pure essendo assai nutrito, è elenco tutt’altro che compiuto, giacché (lasciando stare i cosiddetti plagi, che il più delle volte non esistono) derivazioni dirette o indirette dal Vico o coincidenze fortuite con lui presentano, come s’è visto e si vedrà nel corso del presente lavoro, non pochi altri e non meno rispettabili scrittori. Sembra che primo a formolare contro il Montesquieu l’anzidetta accusa di plagio fosse Giambattista Requier da Pignans (1713-1799), il quale, nel volgere, nel 1755, in francese il De ortu et progressu iuris civilis del Gravina (così come nel 1754 aveva tradotto nella stessa lingua la Ragion poetica del medesimo autore), volle non solo cangiarne il titolo nell’altro, già per se stesso accusatore, di Esprit des lois romaines, ma anche additare nell’opera graviniana e nella Scienza nuova le fonti dirette di quella che il grande scrittore francese aveva pure affermata « prolem sine matre creatam ». Dalla Francia l’accusa non poteva tardare a giungere a