Bibliografia Vichiana I

DE BROSSES

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faisant partie de Ia langue primitive et originelle ». Anche da lui l’origine comune del linguaggio e della scrittura è asserita nel modo più categorico. Anche secondo lui la scrittura non è stata « d’abord qu’une peinture des objets ». Anche nel suo libro viene posta in rilievo la precedenza della scrittura ideografica su quella alfabetica. Anche da lui si ripete in mille modi che i geroglifici furono una scrittura « vulgaire et non mystérieuse ». Anche lui dà molta importanza al fatto che « plusieurs anciens peuples, autres que les égyptiens, ont fait usage de 1’ écriture par hiéroglyphes », e, tra costoro, principalmente gli etiopi, a proposito dei quali non manca di citare il passo che il Vico aveva attribuito per una svista a Eliodoro ed è invece di Diodoro di Sicilia (111, 3). E via continuando per un pezzo. Ma, poiché tutte codeste cose, dopo del Vico e prima del De Brosses, erano state pure dette dal Warburton (v. sopra pp. 236-39), dal Condillac (v. sopra pp. 279-83) e dal Goguet (opera citata, edizione citata, I, passim), non si capisce perché l’autore delia Formation mécanique des langues sarebbe dovuto andarle a pescare proprio nella Scienza nuova, ch’egli non cita, e non, per esempio, nell’ Essai sur les hiéroglyphes del Warburton, citato al contrario (I, 295 in nota) con tutti gli onori. Ciò, naturalmente, non toglie che il De Brosses possa avere conosciuto di persona il Vico durante la sua breve dimora napoletana del novembre 1739, o magari avere visto la Scienza nuova o averne sentito fare parola così a Napoli come nel suo molto più lungo soggiorno a Roma, e, colà, segnatamente nel salotto del cardinale Troiano Acquaviva (v. sopra p. 250), molto frequentato da lui. Senonché non sono da dimenticare questi due fatti : a) che nelle Lettres familières sur Vltalie il « presidente » non accenna neppure da lontano al Nostro ; b) che il De Brosses non solo, al pari di tutti i contemporanei trattatisti francesi del linguaggio, non sospetta nemmeno che questo possa avere carattere alogico, ma comincia la sua trattazione col dichiarare « non plus possible à présent de reconnoitre quelle est la plus ancienne langue sur laquelle toutes les autres se sont formées », ossia crede a quel carattere monogenetico del linguaggio, contro il quale il Vico, a rischio di farsi scomunicare da Santa Madre Chiesa, combattè sempre con tutte le sue forze.