Bibliografia Vichiana I

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HUME

innata nell’ uomo la tendenza ad antropomorfizzare tutti gli altri enti naturali, anche se inanimati. Non per nulla nella poesia è così frequente e gradita la prosopopea, in virtù della quale noi personifichiamo alberi, monti, fiumi e ogni altra parte inanimata della natura, con l’attribuire loro sentimenti e passioni. Quale maraviglia allora se, nella loro assoluta ignoranza delle cause dei fenomeni naturali, gli uomini primitivi attribuissero a codeste cause pensiero, ragione e passioni, qualche volta anche membra e figura umane, e cioè ne facessero altrettante divinità ? Giacché da quesli uomini primitivi le singole divinità erano considerate appunto come una sorta di creature umane, più poderose al certo e più forti di quelle viventi in terra, ma serbanti, d’altra parte, così appetiti e passioni come membra e organi affatto corporei. Né soltanto dagli uomini primitivi, ma altresì dagli odierni selvaggi dell’America, dell’Asia e dell’Africa : giacché, nella stessa guisa ch’è prevalso pel passato, così il politeismo, cioè l’idolatria, prevale tuttora tra la maggioranza degli uomini incolti. Non è il caso di moltiplicare citazioni per mostrare come tra codesti concetti non ce n’è un solo che non fosse stato ampiamente ragionato e molto più approfondito dal Vico. È piuttosto il caso di porre in rilievo che non per questo la Scienza nuova fu la fonte, sia pure soltanto indiretta, della Naturai history. E invero basta una conoscenza anche superficiale della filosofia hobbesiana per avvedersi che per questa parte lo Hume si riattacca a quella che nel Regno Unito era divenuta già una tradizione paesana. Prova ne sia che la Naturai history coincide con la Scienza nuova soltanto nei punti in cui questa coincide a sua volta col Leviathan : non anche negli altri moltissimi nei quali ne differisce o assume addirittura posizione antitetica. Per esempio, come già lo Hobbes, così anche lo Hume rinviene l’origine del sentimento religioso esclusivamente nell’ignoranza delle cause dei fenomeni naturali: il Vico, per contrario, aveva dato maggiore rilievo, come a motivo non soltanto concomitante ma preponderante, al sorgere del pudore e, per esso, della moralità. Nella Naturai history non si rinviene altro ricordo dei rapporti tra mito e poesia che il sopramentovato accenno fugace alla prosopopea ; non c’è lettore del Vico che ignori quanta parte la Scienza nuova consacri allo studio di quei rapporti, considerati dalj’autore così stretti da divenire persino, erroneamente, rapporti