Bibliografia Vichiana I
BJORNSTaHL - MIiNTER
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7 G. G. Bjornstahl. - Per passare ora agli accenni al Vico che s’incontrano negli scritti di memorialisti e viaggiatori, colui che la cronologia induce a mentovare pel primo è lo svedese Gian Giacomo Bjornstahl, recatosi a Napoli nel 1771, e che di quella sua gita napoletana e di altri suoi viaggi rese conto in talune lettere, che, coi titoli di Briefe auf Reisen durch Frankreich, Italien, ecc. (Stralsund, Struck, 1777) e di Lettere nei suoi viaggi stranieri (Poschiavo, 1784), vennero dallo svedese tradotte rispettivamente in tedesco e in italiano. Vedere, nell’ una traduzione, I, 357-58, e nell’ altra. 111, 193 - 94, una lettera napoletana del 21 settembre 1771, e cfr. sopra pp. 105 e 284. 8. F. Miinter. Federico Cristiano Miinter da Gotha (47501830) dal 1788 professore di teologia nell’Università di Copenaghen, della cui diocesi divenne nel 1808 vescovo, nonché archeologo di molto valore e corrispondente del Niebuhr compì negli anni 1785-88 un viaggio d’istruzione a Napoli e in Sicilia, intorno al quale scrisse in danese un libro, di cui nel 1790 comparve a Copenaghen una traduzione tedesca col titolo Nachrichten von Neapel und Sicilien auf einer Reisen in den Jahren 1785 und 1786 gesammelt : le quali, ribattezzate Viaggio in Sicilia, ricomparvero, in una parziale traduzione italiana di Francesco Peranni, nel 1823 a Palermo. In esse, per altro, pure discorrendosi (pp. xiv-xv e 14-15) di studi e studiosi napoletani, e in modo particolare del molto lodato Filangieri, non s’accenna mai al Nostro. Si parla bensì di lui nei diari, inediti sino a qualche anno fa, dai quali vennero tratte le anzidette Nachrichten e nei quali il Miinter segnò anche i libri che vide o di cui ebbe notizia nella città natale del Vico. Vide nella biblioteca del fu principe di Tarsia (cfr. sopra p. 161) la Scienza nuova nell’ edizione del 1744 : libro—scriveva—che, sebbene « fatto raro », egli sperava di procurarsi, come quello ch’era « pieno d’erudizione, genio e immaginativa, ma, al tempo stesso, di stranezze mescolate con molto misticismo ». Non vide, ma sentì parlare di « molte opere vicinane, delle quali, per altro, salvo che del De rebus gestis Antonii Caraphaei, non reca i titoli, pago di ricordare i due particolari non esattissimi che il Vico fu «antecessor iuris » e «molto stimato dai dotti suoi contemporanei». Non s’intende bene se il Miinter conoscesse di persona (parrebbe di no) Gennaro Vico, « ora dice professore di eloquenza nell’Università ».