Bibliografia Vichiana I

GOETHE

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sapienza senza fondi questi moderni giuristi italiani vanno quanto mai lieti e superbi. Il suo nome è Giambattista Vico, e lo antepongono al Montesquieu : nel che hanno insieme torto e ragione (v. già sopra pp. 28485). In nuo guardo fuggevole al libro, che mi fu comunicato come cosa sacra mi sembrò che vi siano presentimenti sibillini del bene e del giusto che debbono o dovrebbero venire un giorno : presentimenti fondati sopra un’ austera meditazione della tradizione e della vita. È assai bello che un popolo possegga un tale patriarca (« Altvater »). Per noi, un codice simile diverrà Io Hamann. Da che si vede che nemmeno a un Goethe (il quale, col suo « antico », mostrerebbe d’avere creduto molto più remota l’epoca della vita del Nostro) era dato d’intendere, attraverso uno «sguardo fuggevole», il vero carattere della Scienza nuova : sebbene, d’altro canto, nel suo presentarla quale serie di presentimenti del bene e del giusto che un giorno sarebbero regnati in terra, può darsi che il poeta si lasciasse fuorviare da deformazioni orali del Filangieri. E dal Filangieri altresì dovè apprendere ciò che soggiunge di quella sorta di devozione religiosa di cui a Napoli, come s’è accennato (p. 252), era circonfusa ormai la Scienza nuova. Comunque, di codesta devozione s’ha una curiosa conferma in un esemplare dell’edizione del 1744 serbato nella collectio del Croce, e il cui primo acquirente, che, come appare da un ex-libris, fu un Gioacchino Dragone, volle scrivere in ultimo ; « Quanto si contiene in questa biblioteca è tutta opera divina, dettata dall’infinita sapienza di Dio, per maggiore bene della cristianità cattolica. Beato e santo Vico!». E ancora: «Questo libro ha tanto valore quanto valgono tutti i tesori del mondo ». Di esso il Goethe si procurò un esemplare, che inviò poi in prestito al Jacobi, come si desume da una sua lettera del 31 gennaio 1792, nella quale scriveva all’amico : « Nel pacco piccolo troverai il Vico, il politico napoletano » ; il che induce a chiedersi se, prima o dopo averla prestata al Jacobi, egli, per avventura, non leggesse o scorresse con maggiore pacatezza la Scienza nuova, traendone, naturalmente, migliore profitto. E, sebbene di ciò non apparisca nulla dalle opere goethiane, il Labanca ritiene implicitamente di sì quando scrive che il Goethe «s’ ingegnò di conciliare i corsi e ricorsi del Vico con l’idea del progresso, avvisando ch’essi corsi e ricorsi formano una linea circolare spirale, linea poi prescelta in Germania, nel descrivere il progresso civile », dal Fichte. Vero è altresì che il Labanca medesimo aggiunge molto giustamente 21