Bibliografia Vichiana I

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GOETHE - CORANI - GEKNING

che i circoli del Vico sono eccentrici, e, per conseguenza, «in essi v’ ha ripetizione scompagnata da innovazione ; laddove nella spirale i circoli vogliono essere concentrici e, come tali, implicano ripetizione accompagnata da innovazione ». Sulla dimora del Goethe a Napoli cfr. Francesco Torraca, Per una lapide che ricorda la dimora di W. Goethe in Napoli (Napoli, Pietro, 1903), specialmente pp. 12-14 ; Salvatore Di Giacomo, Goethe a Napoli e le lapidi commemorative, in Musica e musicisti di Milano, 15 giugno 1903 ; e segnatamente B. Croce, Volfango Goethe a Napoli, in Aneddoti di varia letteratura, 11, 286-322. Saggio sullo Hegel citato più oltre, p. 311. Per la lettera al Jacobi, Rassegna della letteratura tedesca, II (1908), p. 84. Del Labanca v. Giambattista Vico giudicato in Germania, p. 6. 10. G. Corani. Soltanto un cenno fugace meritano i Mémoires secreta et critiques des cours d'italie (Paris, 1793) del conte Giuseppe Corani (1774-1819), il quale ricorda (I, 277) come opera piena di idee filosofiche, ma troppo poco conosciuta, la Scienza nuova, e come uomo di merito il figlio del Vico, Gennaro. 11. G. G. Gerning. Per contrario, occorre indugiarsi alquanto su un libro del tedesco Giangiacomo Gerning, il quale, dopo essere stato dal 1794 tre volte in Italia, fermandosi a preferenza in Napoli, consacrò al suo ultimo e più lungo soggiorno napoletano del 1797-98 importanti pagine (25-27) della seconda parte della Reise durch Oesterreich und Italien, pubblicata a Francoforte sul Meno nel 1802. Rievocato il detto dello Herder che « le fortunate coste napoletane sono state sempre sede della più ampia libertà di pensiero (cfr. presente capitolo, paragrafo IV, numero 2), soggiunge che a Napoli il Vico meditò una nuova scienza, ossia « sapienza di vita umana », componendola in una sorta di sistema che lo Herder chiama « vichiano », ma che la Germania indicherà precisamente col nome di « herderiano ». Ricorda poi quello che egli, non esattissimamente, designa quale tentativo del Vico di congiungere i principi degli antichi e quelli dei moderni nei campi della fisica, della morale e del diritto ; mostra di conoscere che « autieri » preferiti del Nostro furono Platone, Tacito, Bacone e Grozio; cita, come già, del resto, il suo nume Herder, la triade del De uno, (' nosse, velie, posse »; asserisce, infine, e nemmeno questa volta con esattezza eccessiva, che il Vico rinviene la sua scienza nuova « nella provvidenza come creatrice del mondo, nella sapienza come legislatrice dei popoli, nella ragione come conciliatrice ». Dovè sfogliare o avere notizie indirette della silloge di orazioni vichiane pubblicata dal Daniele (v. sopra pp. 133-34), perché rammenta che, » nella sua qualità di professore di rettorica », il Vico ne scrisse sei (furono molte di più), « migliori delle quali De mente heroica e De nostri temporis studiorum ratione »: giudizio