Bibliografia Vichiana I
GERNING
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conforme a verità, quale invece non è troppo la soggiunta osservazione che nel De ratione, dopo essersi messo a confronto tl metodo degli studi degli antichi con quello dei moderni, si mostri preferenza per questo secondo. Il Gerning, inoltre, non ignora l’esistenza così delle poesie latine del Vico (non mentova, invece, quelle italiane), come dell’ Autobiografia. Per lo meno scrive che la Raccolta di opuscolo (sic) erudite (sic), cioè quella del Calogerà, «ha apprezzato i meriti » del filosofo napoletano. Alla guisa medesima del Miinter (v. sopra p. 319), pone in rilievo che la Scienza nuova s’ era esaurita quasi in tutta Italia, come quella che non soltanto non si trovava più nelle librerie di Napoli, Roma e Firenze, ma della quale nemmeno il figlio del Vico, Gennaro, possedeva esemplare alcuno. Quest’ ultimo particolare presenta forse qualche esagerazione : ma è un fatto, documentato da un’attestato della carta di guardia, che nel 1770 i fratelli Terres, librai napoletani legati da stretta amicizia con Gennaro Vico, avevano venduto un esemplare dell’edizione del 1744, serbato ora nella collectio del Croce, per ben sei ducati, ch’è come dire circa ventisei lire-oro di quei tempi. Ed è un altro fatto che il noto economista lombardo Pietro Custodi (1771-1842), desiderando possedere in proprio il libro, e non essendo riuscito a procurarselo (il che riconduce a un tempo anteriore alla riedizione milanese del 1801), lo trascrisse, con un amico e compagno di studi, dalla prima all’ultima parola. Codesta rarità induce il Gerning a manifestare il desiderio che qualche possessore dell’opera ne desse un estratto compilato con gusto e accompagnato da una traduzione a uso dei tedeschi. Osserva ancora che, sebbene alcuni « criticoni » (in italiano nel testo) avessero censurato il capolavoro vichiano per « oscurità, involutezza e periodi lunghissimi », l’autore aveva « serbato egualmente in tutta Italia il suo grande pubblico »: contro di che, a dire il vero, si potrebbe obiettare che, anziché « grande », quel pubblico cominciava a mala pena, e in misura ancora esigua, da soltanto napoletano a diventare generalmente italiano (v. sopra pp. 251-53). Ciò nonostante, interessa quanto il viaggiatore tedesco aggiunge di due discepoli « ancora sconosciuti » del Vico : discepoli dei quali egli tace i nomi, ma che dovevano essere giovani e appartenere quindi ai discepoli di discepoli, dal momento che intendevano « esordire » (« auftreten ») con alcune dissertazioni sul sistema vichiano. Che fossero Vincenzo Cuoco e Nicola Quagliarelli ? (cfr. sopra pp. 13435). A ogni modo, pare che il Gerning vedesse una di quelle dissertazioni, che afferma pronta per la stampa, non senza citarne il titolo (Tre discorsi-commenti sopra la « Scienza nuova » del Vico) e affermarla scritta interamente col « tono ieratico del maestro ». Sui rapporti tra i Terres e Gennaro Vico, F. Nicolini, G. B. Vico nella vita domestica, p. 56, nota 1. Sulla copia manoscritta della Scienza nuova esemplata dal Custodi, Scienza nuova seconda, edizione Ferrari seconda, prefazione degli editori, p. vi.