Bibliografia Vichiana I
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PERGOLA - GALANTI - COLAO-AGATA
Sul Pergola, oltre ciò che ne scrive Federico Amedeo nella Vita matematica napoletana , parte seconda (Napoli, 1924, estratto dagli Atti dell’ Accademia Pontaniana), pp. 122-53, sono da vedere le calde pagine consacrate a quel suo già maestro da Vincenzo Cuoco in un rapporto ufficiale a Gioacchino Murat (Scritti vari. 11, 67-68 e 156-57, e cfr. 273). Cfr. altresì F. Nicotini, N. Nicolini citato più oltre, pp. xxiv-xxv. 8. G. M. Galanti.—Nella prima edizione (NapoIi,MDCCLXXII), p. 21, dell ''Elogio del signor abate Antonio Genovesi. Giuseppe Maria Galanti da Santa Croce di Morcone (1743-1806), irrigidendo ed esagerando una definizione semischerzosa attribuita appunto al Genovese (cfr. sopra p. 255), manifestò 1’ avviso che il Vico avesse lasciato «un sospetto di essere stato un uomo di genio per mezzo di un’opera tenebrosa ed enigmatica, ch’è quanto dire inutile ». Senonché nella « terza edizione notabilmente migliorata e corretta » (Firenze, presso Francesco Pisoni, 1781), p. 14, codesto giudizio è attenuato nell’ altro che, prima del Genovese, «la sana filosofia era tra di noi generalmente ignorata », giacché la Scienza nuova, « se ci mostra somma sagacità, ci presenta pure somma confusione, idee filosofiche e oscure, genio sublime e bizzarro, investigazioni profonde ed abuso enorme di erudizione ». E ancora molta altra acqua nel suo originario vino antivichiamo pose il Galanti nel tornare sull’argomento nella Breve descrizione della città di Napoli e del suo contorno (Napoli, 1792), p. 228, ov’è detto che « colui che accoppiò alia filosofia più profonda la filologia più sublime fu Giambattista Vico »; che la Scienza nuova rivela un « uomo originale »; che il Nostro affetta bensì « un linguaggio tutto nuovo, ed amò farsi capire da pochi o almeno da coloro che avessero la pazienza di addomesticarsi con lui»; ma che, d’altra parte, «gli uomini di genio sono quelli che la natura forma per discoprire la verità, e Vico era per metà uomo di genio». Da che si vede che, con gli anni, il Galanti aveva cominciato ad « avere la pazienza di addomesticarsi » col Vico, e che, se la morte non lo avesse rapito agli studi, dei quali si rese tanto benemerito, si sarebbe addomesticato del tutto col Nostro, trovandolo uomo di genio anche per l’altra metà. Come accadde al suo già discepolo Vincenzo Cuoco. 9. D. Colao-Agata. Generalmente parlando, in Italia le idee del Vico sulla filosofia del linguaggio ebbero scarsa risonanza e non fecero scuola. Né, a differenza che altrove, esse