Bibliografia Vichiana I

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BARBIERI - CAPPIELLO - ALFIERI ■ FILANGIERI

degno, se le sue nuove e sublimi idee avesse con più chiarezza negli scritti suoi registrate » ; che egli tentò « una via nuova ali’intutto : di ricavare dalla filologia, nella quale era egli eruditissimo, la metafisica», mostrando in pari tempo, « poiché i vocaboli sono sicuri segni delle idee », che la « metafisica delle genti tutte si può cavare dalle voci loro »; e, insomma, che « quest’uomo, se chiarezza e comodo maggiore avesse avuto, la patria avrebbe vieppiù illustrata con le sue originali e nuove vedute ». 12. F. Cappiello. Applicazioni continue delle dottrine vicinane, e in modo particolare di quella sulla natura eterna dei feudi, s’incontrano nell’opera di Felice Cappiello, Le antichità biblico-feudali confrontate con le barbariche (Napoli, 1780). 13. V. Alfieri. È assai probabile che nella sua dimora napoletana del febbraio-maggio 1781 Vittorio Alfieri venisse a conoscenza del nome del Vico, e magari gli capitasse sott'occhio la Scienza nuova ; sebbene nei suoi scritti né quello sia mentovato mai, né di questa s’ avverta alcuna efficacia apprezzabile. Tuttavia non si può passare sotto silenzio che un raccostamento implicito della poesia alfieriana a quella della Scienza nuova è stato fatto dal Croce. Il quale, da un lato, osserva che « la grande poesia, per chi appunti lo sguardo alla realtà delle cose e non lo fermi alle classificazioni convenzionali, diè segno di sé, al tempo del Metastasio, in un filosofo : nel successore del Campanella, nel creatore della Scienza nuova, che rivisse nel pensiero il dramma dell’umanità nascente dei ‘ bestioni che si convertono in ‘ eroi ’ e degli ‘ eroi ’ che si fanno ‘ uomini ’, e lo ritrasse con modi epici e lirici, in una prosa, che, attraverso le avviluppate spiegazioni dottrinali e filologiche, balena d’ immagini e suona in ritmi ora aspri, ora solenni, sempre robusti ». E, d’altro canto, soggiunge che, « se non si vuol tener conto della poesia che è infusa in questa filosofia, e si domanda di ciò che comunemente si chiama con tal nome, bisogna aspettare fino al tempo in cui il moto romantico, dal Vico precorso, si andò avvivando fuori d’ltalia e in Italia, e presso di noi si levò Vittorio Alfieri, che apre la via ai Foscoli, ai Leopardi, ai Manzoni ». Cfr. Croce, Storia dell’età barocca in Italia (Bari, Laterza, 1929), p. 244. 14. G. Filangieri. Sin dal 1804 il Cuoco scriveva che