Bibliografia Vichiana I
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FILANGIERI - MOROSSI - CAMPOLONGO - PAGANO
(cfr. ora anche Storia della filosofia citata più oltre, parte quarta, volume 111, pp- 85-88) e ad un articolo riassuntivo di F. Nicolini, inserito nell’ Enciclopedia italiana del Treccani, ad v. « Filangieri Gaetano ». 15. F. A. Morossi. ■ — Francesco Antonio Morossi, nell 'Elogia di Giuseppe Tartini, inserito negli Elogi italiani raccolti da Antonio Rubbi, volume ottavo (Venezia, senza anno, ma 1782), pp. 12-13, paragona gli scritti del Tartini sulla «• filosofia dei numeri » « alle scoperte » di Galileo, a quella della circolazione del sangue dello Harvey, alle Notti dello Young «ed al gran Vico per la sua Scienza nuova ». 16. E. Campolongo. —■ A semplice titolo di curiosità va ricordato che alla pagina 258 del secondo volume (Napoli, Faustino de Bonis, 1782), del Sepulcretum amicabile, ove il napoletano Emmanuele Campolongo (1738-1801) raccolse 1907 epigrafi funebri per amici morti e soprattutto ancora vivi, ve n’è una pel vivo Gennaro Vico, nella quale, per altro, non si fa menzione di Giambattista. 17. F. M. Pagano. Nell’annunciare d’imminente pubblicazione la prima parte dei Saggi politici di Francesco Mario Pagano da Brienza (1748-99), la Scelta miscellanea per Vanna MDCCLXXXIV ossia la rivista napoletana nella quale proprio il Pagano pubblicò un epitalamio inedito del Nostro (v. sopra pp. 99-100 e 106) scriveva: «Vi si vedranno portate all’ultimo grado di filosofica speculazione le idee dell’ immortale Giambattista Vico e rettificate quelle dei signori Pluche e Boulanger, senz’abusarsene, come ha fatto l’ultimo di questi scrittori». Senonché, nella prima edizione delle citate Vicende (1786), il Napoli-Signorelli, nel polemizzare fieramente contro l’autore di quei Saggi, ebbe a manifestare l’avviso opposto, giungendo persino ad affermare d’essere sceso in campo in. difesa « del buon credito di un grande uomo, come fu il celebre Giambattista Vico, onore de’ nostri paesi », contra « il pravo disegno di un plagiario conosciuto, che impudentemente lo saccheggia e lo censura ». E, salvo che nella virulenza del tono, non si può dire che il Signorelli abbia torto. A volere credere al Pagano, il Vico che onorò tanto la sua patria quanto ella fu ingrata e sconoscente asì gran merito » fu, sì, il primo a tentare il « nuovoe sconosciuto sentiero di ridurre a filosofia la storia » : senonché « egli ci ha mostrato più ciò che si debba fare che non ha fatto » ; «ha più tentato che eseguito » ; «la sua Scienza