Bibliografia Vichiana I

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PAGANO

que particolari è contesto il quarto capitolo (Del terzo stato della vita selvaggia) del secondo saggio del Pagano. Ma quale sconcia ripetizione ! Il primo particolare, espresso vigorosamente dal Vico soltanto con un sostantivo, tre aggettivi e una congiunzione ( « donne selvagge, ritrose e schive »), è sbrodolato in un’ intera pagina, nella quale il ripetitore si gingilla così ; Le donne di quei tempi non eran le nostre avvenenti e galanti damigelle. Ispide e selvagge, fuggivano gli uomini e sgraffiavangli altresì quando soverchiamente importuni s’ avvicinavano. Non già che quelle d’ allora non prendessero piacere di ciò che braman le presenti. Ma è naturale istinto della donna lo schivare e difendersi dall’ attacco dell’uomo. Nell’ esser soggiogata ella soddisfa ad un suo naturai bisogno, ma riconosce la sua debolezza e la disfatta. Quindi il pudore, eh’ è il timor d’ un male che è caro e necessario (contaminazione del Vico con l’Helvétius : vedi sopra, p. 302). Quindi le dolci ripulse, che son grazie del bel sesso, perché sono naturali sue qualità. Or questa tal sua ritenutezza era maggior nelle salvatiche, avvegnaché la salvatichezza ispiri un sentimento di diffidenza e di ritiratezza. E, d’altra parte, a quelle belle selvagge non attalentava molto la continua compagnia di que’ galanti cavalieri, ignudi e pilosi, i quali non trattavano invero le di loro donne con molta dilicatezza. Elle divenivan serve di ferini amatori, che, valendosi delle forze onde prevalevano, si presentavano ad esse non con passi di minuè, ma col bastone alla mano, ed, agghermigliandole colle robuste braccia, a viva forza le traevan seco. Meno sbrodolato, ma, quasi in compenso, mutilato del motivo più importante, cioè di quello religioso, al quale viene sostituito, materialisticamente, il motivo, tra utilitario e fisiologico, della gelosia, è il secondo particolare vichiano. Ma, perché sicuramente potessero i rapitori godere della cara presa, convenne loro dagli aperti campi in più rimoti e sicuri luoghi menar le rapite donne. Ei facea di mestieri tenerle custodite, acciocché non fuggissero o fossero rapite del pari dagli altri più forti. E questa si è la prima origine delle famiglie, che furon dipoi il semenzaio delle città. A questo punto, come mai sin qui non avesse fatto altro che attingere alla non citata Scienza nuova, il Pagano soggiunge ; « Immaginò una diversa origine delle famiglie il nostro gran Vico». E, dopo avere esposto e confutato quella che nel suo gran Vico è l’ipotesi sulle origini non già di ciò che comunemente s’intende per famiglia (genitori e figliuoli), ma del famulato (clientela, feudi, schiavitù, servitù della gleba, plebeismo e, con questo, anche democrazie), il medesimo Pagano continua a fare suoi, sbrodolandoli al suo solito, gli altri tre 22