Bibliografia Vichiana I

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PAGANO

particolari vichiani, non solo senza rimandare neppure questa volta alla sua fonte, ma premettendo alla copiatura : « Non fu, adunque, quella che immaginò il Vico l’origine delle famiglie. Ma il vero nascimento sì deve a’ ratti », ecc. ecc. Per tornare, dopo codesta esemplificazione, al discorso primitivo, non aveva torto il Signorelli quando manifestava sui Saggi il giudizio riferito sopra; e, conseguentemente, non aveva ragione il Pagano quando, nella prefazione al secondo volume di quelli, dichiarava sdegnosamente di « non volere perdere il tempo per confutare coloro che non intendono me, per mezzo d’indici riscontrano i luoghi degli antichi ch’io espongo e di coloro eh’ io confuto, de’ quali del pari ignorano i sistemi », e così via. Nondimeno il suo eroico comportamento politico dal 1793 in poi e la morte gloriosa sul patibolo fecero dimenticare tanto più presto quella polemica in quanto il Signorelli medesimo, nella seconda e più vulgata edizione dell’opera sua, omise ogni polemica contro il Pagano, de! quale, anzi, tacque del tutto nel narrare le vicende della cultura napoletana nella seconda metà del secolo decimottavo. contentandosi di osservare al termine delle sue pagine sul Vico (cfr. sopra pp. 313-14) che «il dotto e sventurato Francesco Mario Pagano restò tra due : traile catastrofi del Bulenger (sic) e la Scienza nuova, e ne’ suoi Saggi politici seppe scansare gli errori dell’oltramontano, senza poter dissetarsi nelle acque salubri dell’ italiano, che gli fuggirono dinanzi come si abbassava a gustarne ». Non è da maravigliare, quindi, se intorno ai rapporti ideali tra il Nostro e il Pagano prevalesse, sin dai primi anni del secolo decimonono, un giudizio quanto mai lusinghiero pel secondo. E, invero, nessuno avrebbe potuto scorgere i difetti di quest’ultimo meglio del Cuoco, il quale sin dal 1799, nelle lettere a Vincenzio Russo, accodate poi al Saggio storico, appunto in base ai principi fondamentali della Scienza nuova, aveva censurato le astrattezze della costituzione proposta dal Pagano per la gloriosa e sventurata repubblica napoletana (v. più oltre sezione terza, capitolo primo, paragrafo I, numero 1). Eppure lo stesso Cuoco, nel recensire la terza parte, postuma, dei Saggi politici pel Redattore cisalpino del 1801, poneva l’autore di quei Saggi sul piano medesimo non solo di quello della Scienza nuova, ma addirittura di quello del Critia, nel senso che, a suo dire, « Platone aveva appena intravveduto