Bibliografia Vichiana I

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SCOTTI - LAUBERG - RUSSO

terza, 1926), indice dei nomi, sub « Scotti ». — Del Salii v. l’Elogio del Filangieri, traduzione italiana citata più oltre, p. 75. Per la Dissertazione dello Scotti, inaccessibile a chi scrive, 9’ è costretti a rimandare al Napoli-Signorelli, Vicende, seconda edizione, Vili, 27-28. 27. C. Lauberg. Capo del movimento giacobinico napoletano e solo cervello politico fra tanti nobili idealisti e utopisti, Carlo Lauberg da Teano (1762-1834) aveva condotto studi, a dire il vero, prevalentemente di chimica e di matematica. Ma che non fosse del tutto digiuno di filosofia e avesse aderito, come il Pagano, al sensismo, mostra un suo rarissimo volumetto (esemplare, forse unico, presso Benedetto Croce) intitolato Riflessioni sulle operazioni deW umano intendimento, e che, sebbene privo di data, venne pubblicato sicuramente in Napoli tra il 1786 e il 1789. Comunque, nel 1796, esule a Milano, vi dava fuori taluni Pezzi patriottici (Italia, anno I della libertà lombarda), nei quali, alle pagine 9-10, si legge: « Vico, genio di prima classe, di cui seppe tanto giovarsi il Condorcet; Vico, colla sua Scienza nuova, luce fra le tenebre lasciava intravedere ». Sul Lauberg, Croce, Vile di fede, di avventure, di passione (Bari, Laterza, 1936), pp. 351-427: sulle sue Riflessioni, Gentile, Dal Genovesi al Galluppi, pp. 88-92. 28. V. Russo. Il Vico era conosciuto o, quanto meno, citato da un altro ancora dei martiri del Novantanove, ossia da Vincenzio Russo, nato a Palma Nolana nel 1770, coetaneo e amicissimo del Cuoco. E invero, nei Pensieri politici, pubblicati nel 1798, egli premesso che « sorgeranno altri Omeri, altri Virgili, quando 1’ umanità, meno affralita da corruzioni, sarà più vivida e fresca » (ch’è la teoria vichiana dei ricorsi); premesso altresì che « sorgeranno allora altri grandi, maggiori di quelli che pur sembrarono il termine dell’ingegno umano » ; premesso infine che « finora, invece di tentare le nostre forze, abbiamo voluto piuttosto animarci e muoverci colle loro »; soggiunge : « Un illustre scrittore osservò che noi siamo stati più grandi nella pittura che nella scoltura, perché per quella ci è rimasto degli antichi meno da imitare », e cita in nota «Giambattista Vico», senz’altra indicazione. Ma è chiaro che il Russo si riferisca a quel luogo del De studiorum ratione, in cui, dopo avere discorso dell’eccellenza raggiunta da Michelangelo, Raffaello e Tiziano nella pittura, il Nostro osserva :