Bibliografia Vichiana I

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DIDEROT - CHASTELLUX

2. Diderot. Una reminiscenza della teoria vichiana della « lingua mentale eroica ( poetica) comune a tutte le nazioni s può essere nella recensione che, nell’ aprile del 1770, il Diderot scrisse dell’ Éloge de la ville de Moukden et de ses environs dell’ imperatore cinese Kien-Long, tradotto in francese dal gesuita Amiot : nel quale caso è probabile tornassero all’orecchio dell’enciclopedista discorsi vichiani o vicheggianti del suo amicissimo Galiani. A ogni modo, il passo suona così : 11 m’est arrivé souvent avec Huber, qui me lisait des ouvrages traduits de 1’ allemand, doni je n’ entends pas un mot, de 1’ arrèter et de lui dire ; —Le poète n’a pas dit ainsi. Voici comment il a dit. Voici l’ordre de ses idées, —et de rencoutrer juste. Il y a dono dans la langue poétique quelque chose commune à toutes les nations, de quelque cause cela Vienne. Diderot, CEuvres, edizione Assézat e Tourneux, VI, 397-98. Sui suoi rapporti col Galiani, F. Nicolini, Lumières nouvelles sur quelques ouvrages de Diderot d’après la correspondance inèdite de Vabbé Galiani, nelle citale j Eludes ilaliennes, nuova serie, tomo secondo, numeri 2-4 (aprile-decembre 1932), passim, specie p. 62. 3. Chastellux. Secondo il Cuoco, colui, tra gli scrittori francesi, che avrebbe « meglio compresa la dottrina del Vico » sarebbe stato Francesco Giovanni cavaliere, poi marchese di Chastellux (1734-1788) nel libro De la f eliciti publiquè ou consideratioris sur le sort des hommes dans les differentes époques de V histoire, pubblicato primamente a Parigi nel 1772, poi nel 1774 e, in più corretta e accresciuta edizione, a « Bouillon, de l’imprimerie de la Société typographique ;>, nel 1776, in due volumi. Per contrario, Giuseppe Ferrari ebbe a scrivere che lo Chastellux riferì in una nota le idee del Vico sulla storia romana, ma unicamente per confutarle, « anzi senza comprendere né il principio né la portata delle sue innovazioni ». E che il Ferrari abbia perfettamente ragione, appare da un recente saggio del Croce sull’ argomento. Basti dire che in quella nota l'autore, dopo di avere esposto le opinioni del Vico e dei suoi seguaci o plagiari Duni e Du Bignon sulle origini di Roma (v. sopra pp. 267-69), osserva che, poiché quel « paradoxe, soutenu avec beaucoup d’esprit et d’érudition », mira « à détruire les fondements sur lesquels les meilleurs auteurs ont établi leur doctrine et leurs raisonnements », giova, « rassembler quelques-unes des objections qu’ on peut y opposer » ; obiezioni che si riducono a una ripetizione di quelle tarde as-