Bibliografia Vichiana I

CHASTELLUX - COURT DE GÉBELIN

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serzioni di Livio e Dionigi d’Alicarnasso, che non solo il Vico, ma. nella stessa Francia, il De Pouilly e il De Beaufort (v sopra pp. 211-12 e 239-41) avevano mostrate inaccettabili. Senonché, più che a quella particolare nota, il Cuoco intendeva riferirsi a uno dei principi ispiratori del libro dello Chastellux. Ciò appare da un articolo del Giornale italiano (1804) ov’egli premesso che «lo Chastellux osserva con molto acume » che, « in tempi d’ignoranza della scrittura » e di « mancanza di documenti che potessero conservar memoria degli atti e de’ diritti de’ cittadini, i giudizi si terminavano o colle prove di Dio o col giuramento » ; e premesso altresì che, secondo il medesimo Chastellux, « 1’ una e 1’ altra di queste cose dovean dare ai giudizi, ai matrimoni, ai testamenti un carattere di santità, che dovea farli considerare come dipendenti dalla religione», conchiude giustamente che «tutto tende a dimostrare il sublime sistema di Vico sul periodo [corso) delle nazioni e sulla parte che necessariamente acquista la religione negli ordini pubblici e privati ne’ secoli barbari ». Sarebbe stato anzi da conchiudere che quelle idee si trovano tutte, e coi più ampi sviluppi, nella seconda Scienza nuova. Del Cuoco v. Scritti vari, I, 312 e 67 ; del Ferrari, Mente del Vico, edizione del 1837, pp. 246-47 ; del Croce, Conversazioni critiche, serie quinta, pp. 321-29. Per la nota dello Chastellux v. seconda edizione, li, 152-53. Della seconda Scienza nuova v. principalmente i capovv. 954-73. Mette poi conto d’aggiungere che nel 1773 lo Chastellux fu accolto assai bene a Napoli, di cui si lodava molto più che di Roma (cfr. Galiani, Correspondance, edizione Eugenio Asse, Paris, Charpentier, 1881-82, indice dei nomi, sub « Chastellux » ; F. Nicolini, Gli ultimi anni della signora d’Epinay, Bari, Laterza, 1933, indice dei nomi, alla stessa voce ; nonché una lettera parigina del marchese Domenico Caracciolo al medesimo Galiani del 22 giugno 1773, serbata inedita nella Società napoletana di storia patria tra i manoscritti galianei ; e che a Napoli vennero pubblicate, anni dopo, le « Considerazioni sopra la sorte deir umanità nelle diverse epoche della storia moderna del cavaliere di Chastellux, tradotte dal francese » (nella stamperia della Società letteraria e tipografica, MDCGLXXXII). 4. Court de Gébelin. Nell’ enumerare, nel secondo abbozzo della lettera al Degérando, gli scrittori francesi che prima del 1804 avevano mentovato il Vico, il Cuoco cita Antonio Court de Gébelin (1725-84), del quale, per altro, soggiunge che, « siccome annovera Vico tra Banier, Bergier e altri tali, così ho ragione di creder eh’ egli non abbia gustata tutta la filosofia dell’italiano». Senonché nel primo abbozzo della me-23